Le promesse, soprattutto in queste settimane all’insegna delle elezioni regionali, aumentano a dismisura. Negli scorsi giorni un candidato addirittura mi ha promesso che in cambio del voto mi avrebbe restituito tutti i capelli che ho perso- maledetti ormoni- e forse anche qualche cosa altro, tipo l’adolescenza che ho sprecato dietro alle ragazze che non proprio gentilmente hanno rifiutato le mie ingenue avances. E quindi, senza sprecare ulteriore tempo (anche perché avrei delle cose da fare) la parola che ho scelto per questa settimana è “promessa”, soprattutto quelle non rispettate.
Non so voi, ma io ne ho mancate un sacco. E questa consapevolezza mi rende assai triste. Diciamocelo subito: le promesse sono tipo un upgrade della speranza. Promettiamo qualcosa speranzosi di farcela. Ed invece sotto sotto sappiamo che siamo soltanto dei bugiardi (onesti però) e che al massimo faremo di tutto per rispettare quella promessa ma poi, nella stragrande maggioranza dei casi, con lo sguardo triste e- per chi ce li ha (sì, sono invidioso)- mano nei capelli e ammissione del proprio fallimento. Il mio amico invisibile Ottimismo, però, mi suggerisce che alcune promesse le ho mantenute ma, francamente, non ricordo.
Quando ho promesso a me stesso che non avrei mai smesso di scrivere: Sì, spesso manchiamo le promesse che facciamo a noi stessi. Da quando sono stato in grado di ragionare- ovviamente con i dovuti limiti- ho promesso a me stesso che non avrei mai smesso di scrivere. Ed invece un paio di anni fa ho bucato questa promessa. Una serie interminabile di motivi, ma il più importante è che nulla mi emozionava più. L’alba e il tramonto, la vita e la morte, il rimorso ed il rimpianto: tutto aveva lo stesso sapore. Forse sarà stato un principio di depressione oppure un lunghissimo mal di testa ma il risultato non cambia: ho calpestato una promessa. Ora sto guarendo e ho capito, o almeno credo, una cosa importante: che a volte ci proviamo a mantenere una promessa ma non sempre la strada verso il traguardo è priva di difficoltà. E non sempre i buoni vincono. E non fa niente se per un certo periodo non manteniamo la promessa: le vittorie destinate alla storia sono quelle conquistate nei minuti di recupero (immagino di leggere queste ultime righe con toni epici).
Quando tenendoti la mano ti ho promesso che sarebbe andato tutto bene ed invece tutto è andato a puttane: Ho capito che in alcuni frangenti della vita una promessa è più forte della vita stessa. Tipo quando una persona ti scongiura con gli occhi e con l’anima di prometterle che tutta andrà bene. E tu sai che non sarà così, ma senti la voce di un qualche Dio (si, sono banale, io me lo immagino con le fattezze di Morgan Freeman) che ti sussurra: “Questa promessa bruciata non te la conto, stai tranquillo”. E quindi tu prometti, anche se dentro di te senti il cuore che mette in dubbio di battere anche nei minuti successivi. E quindi tutto qua: non tutte le promesse toppate, così come le bugie, sono cattive.
Quando ho promesso alla mia compagna che sarei cambiato: Ed invece guardaci. Litighiamo ancora per gli stessi motivi, che poi non so ancora perché io sia sempre il colpevole di tutto (ma questa è un’altra storia). Se tu mi stai leggendo ti giuro che ci provo tutti i giorni a mantenere questa promessa ma c’è una parte di me che quasi tutti i giorni vince su quella “speranzosa”. E forse un’altra sfumatura di una promessa è proprio questa: credere ad una persona che, allargando le braccia, esclama: “Ci ho provato”. E casomai riderne assieme.
Canzone che consiglio: Scarda-Smetto quando voglio
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