Quando un sacerdote mi salvò senza preghiere

da | Set 30, 2020 | Riflessioni non richieste | 0 commenti

Un sacerdote ed io: sarebbe molto complicato individuare una coppia più improbabile. Ho sempre creduto in Dio, in particolar modo quando le cose mi vanno bene, mentre nella Chiesa come Istituzione, beh, lasciamo perdere. In ogni caso avevo quattro anni e quindi tutte queste menate mentali non mi appartenevano ancora.

«Hai mai letto un libro?» mi chiese quell’uomo che dopo qualche anno scoprii che non fosse Zorro

«Topolino» risposi confusamente e stranamente ad alta voce, tanto che si generò un eco che giunse fino alla Madonna (altro che Paolo Brosio).

«Ne vorresti leggere uno?» e questa domanda, che poi aveva quasi l’accento di una domanda retorica, suonò bene nella mia testa e accettai.

In pratica trascorsi i successivi due anni a catturare con gli occhi e con la mente ogni particolare delle vite di tutti i Santi. Ovviamente utilizzavo il tempo libero anche per attività più coerenti con l’infanzia, come giocare a pallone (dove ero più scarso di Joao Mario) e guardare i cartoni animati (ma quanto ero grossa la testa di Doraemon). Ma i miei pensieri, alla fine, correvano sempre verso quei libri. Non erano tanto le storie dei Santi ad incuriosirmi, bensì tutte quelle parole una dietro all’altra che creavano una musicalità, per me, più bella di qualsiasi cielo.

Poi un giorno la notizia più brutta di tutte.

«Hai letto tutti i libri, bravissimo»

«Non ci sono i libri di non Santi?» e se fossi stato più consapevole credo che avrei aggiunto anche un bestemmione.

«Certo, eccone qualcuno». C’erano testi di De Crescenzo (tu sia benedetto ovunque sia), Svevo e tanti altri (ebbene sì, la libreria personale di un sacerdote spesso è in bilico tra sacro e profano).

Quando crebbi, capii un passaggio che ovviamente da piccolo mi era sfuggito: affinché una comunità possa progredire è fondamentale che ognuno faccia il proprio meglio, anche se il ruolo che occupiamo richiede altri sforzi. Io vivevo in un paese di mille anime e non c’erano librerie, spazi ricreativi né eventi culturali. Ed è bastato un prete, pace all’anima tua, per farmi incamminare sulla strada della letteratura che, da anni, è ormai il mio fianco.

Non è facile fare cultura, creare cultura, diffondere cultura: ma non serve neanche un miracolo (oddio il protagonista è pur sempre un sacerdote ma vi assicuro che non si tratta di alcun miracolo).

È necessario l’impegno, ecco. La voglia di non arrendersi alla realtà che ci circonda e credere che tutto sia possibile.

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