“Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’
E siccome sei molto lontano più forte ti scriverò”.
Oggi mi approprio con immenso rispetto delle parole di un pezzo fortemente attuale, ovvero “l’anno che verrà” di Lucio Dalla. In questo periodo storico alquanto particolare, credo che la scrittura abbia un ruolo fondamentale e nella mia vita è tale da sempre. Ho scelto di scrivere per questo blog, per dare voce e sfogo ai miei pensieri, per dare voce alle mie paure e per dare eternità a quei ricordi che oggi ci sembrano lontani,
Rifacendomi alle parole del maestro Dalla, quando scrivo mi sento un Cristo che scende dalla sua croce e prova, per un attimo, a dare una parvenza di normalità alle proprie giornate, alle proprie idee che sennò verrebbero sopite. Questi articoli che noi della famiglia Scarpesciuote ci accingiamo a scrivere settimanalmente, non risentono dei vari dpcm, non risentono dei divieti di spostamento, anzi in questi frangenti acquisiscono un peso specifico maggiore.
È proprio vero, le parole arrivano dove gli occhi non posso arrivare, dove il cuore non può arrivare oggettivamente. La scrittura è intimità, è quel rapporto con sé stessi che oggi fatichiamo a preservare, rinchiusi in gabbie di pochi metri quadrati. La scrittura è l’antidoto efficace contro l’astrattezza, è ciò che difende le nostre generazioni, fragili e sempre additate come vuote.
I giudizi sono astratti, il nero su bianco resta ed è inconfutabile.
Insomma, ho scelto di scrivere per sentirmi vivo e conservare per sempre ogni mio momento.
“Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico.
E come sono contento di essere qui in questo momento”.
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