Allora c’era una ragazza con gli occhi blu mentre io avevo occhiali grandissimi. Io mi affannavo a raccontarle storie per piacerle ed inventavo eroi mai esistiti che conquistavano donne altrettanto mai esistite e orchi brutti e sporchi che vincevano contro l’eroe prima del colpo di scena. Lei, ad un certo punto perché in ogni storia c’è sempre un certo punto, mi sorrise bellissima ed io, aiutato da te perché ho sempre creduto in te, la baciai. Poi mi tiró uno schiaffo in faccia e si ruppero gli occhiali. Ma come amo dire, questa é un’altra storia.
E vorrei che anche quest’anno mi aiutassi, ma stavolta a riconquistare la mia vita, la nostra vita. Lo so che di te si muore, speranza, però è dura rinunciare anche a te. I treni non partono più, neanche i fischi dei vecchi si udiscono più. E certi pomeriggi meravigliosi sono uno spreco viverli soltanto alla finestra. E guarda quel pallone che rotola malinconicamente da solo, nonostante l’ernia gli darei un paio di calci per poi esultare come l’aereoplanino Montella. Chissà, forse i voli immaginari sono ancora consentiti.
Se ancora resisto su questo balcone malconcio, é perché mi tieni la mano e mi sussurri nell’orecchio che presto le bombe cesseranno di brillare e che ritorneremo a maledire il cielo azzurro in piena libertà.
E allora, io quasi quasi prendo il treno e vengo da te, stonando a più non posso, consapevole che mi, ci, salverai anche stavolta. Soprattutto ora che andrà tutto bene un cazzo, soprattutto ora che in televisione i virologi sono affamati di fama, soprattutto ora che il Natale ha smarrito un po’ di magia quasi come se fosse Giucas Casella, ma tu tienimi la mano. Non voglio smarrirti. Se in fondo sorrido quasi ogni giorno é perché spero. E perché qualche erba me la fumo ancora, ma soprattutto perché spero.
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