Cara Fabiana,
siamo ormai a Natale e di conseguenza agli sgoccioli di questo 2020, tanto sorprendente nel bene e nel male. Come ogni anno, bello o brutto che sia, ora è giunto il momento di lasciar spazio all’ultima signora della fila, la speranza.
La speranza, che con la sua bacchetta magica spazza via tutto ciò che è passato e apre un varco verso il futuro. Arriva il tempo dei buoni propositi, l’occasione di ricominciare, quel qualcosa di diverso che possa portare una ventata di novità nella solita routine. Che sia stato un anno di merda o un anno da ricordare, anche il migliore dei pessimisti durante ogni dicembre della sua vita, insieme alla fine vede l’inizio di qualcos’altro. La speranza, appunto.
Eppure quest’anno è diverso. Sembra che anche questa signora dai vestiti ricamati di ottimismo voglia mantenere le distanze, si fa timida, restia a farsi avanti seppur sia giunto il suo turno. Sarà la stanchezza che quest’anno, causa le molteplici ore di straordinario effettuate per gestire il panico e lo sconforto di massa, ha preso anche lei. Eh sì, perché si sa, la speranza è l’ultima a morire, ma non è detto che sia l’ultima a stancarsi.
Ironia a parte, è inutile negare che quello che stiamo per lasciarsi alla spalle è stato un anno molto difficile durante il quale siamo stati assorbiti da un vortice di regole, divieti e limitazioni. È innegabile, siamo stanchi e anche un po’ disillusi. La speranza, almeno io, l’ho messa un attimo da parte. Non perché sono rassegnata a una fine del mondo imminente, sia chiaro. Più che altro sono consapevole che non sarà sufficiente il passaggio all’anno nuovo per mettere fine a questo periodo buio della storia dell’uomo. Il primo gennaio saremo ancora chiusi in casa, a distanza l’uno dall’altro, insomma non sarà cambiato nulla. E, mi spiace dirlo, non cambierà nulla ancora per lungo tempo se non ci ficchiamo nella testa che il cambiamento parte da noi.
È vero, la speranza è l’ultima a morire ma questa volta, e in generale sempre, da sola non può farcela. E lei lo sa, ecco perché sta temporeggiando prima di fare un passo avanti. Quindi cara Fabiana, cari tutti, sarebbe bene che ognuno di noi prenda sotto braccio questa signora tanto ben voluta e l’accompagni verso la meta.
Intendo dire che dobbiamo darci una mossa, agire e non aspettare che avvenga il miracolo. Questa volta neanche San Gennaro è riuscito a farlo. E sapete qual è la bella notizia? Lo dovreste sapere perché è stata ribadita più e più volte, ma comunque la ripetiamo. Agire non è stato mai così semplice come questa volta, dato che per agire dobbiamo stare fermi. Sembra che questo non sia chiaro, che sia più importante riunirsi in famiglia, scendere a comprare i regali, fare l’aperitivo con gli amici. Menefreghismo? Ignoranza? Non so neanche come definirlo, ma di certo so che più che un atteggiamento mi sembra un’epidemia pericolosa al pari del Covid-19.
Lo so, in queste mie parole si legge un filo di arrabbiatura. In effetti è così, sono abbastanza incazzata perché ovunque io mi volti vedo gente a cui risulta difficile rispettare regole elementari. Oggi pomeriggio mentre lavavo i piatti per un attimo mi ha attraversato il pensiero che forse non sarà più possibile tornare alla vita di prima, che continueremo a vivere con una mascherina, tra un lockdown e l’altro. Ovviamente, poi, sono tornata lucida, ma comunque diamoci una mossa e restiamo tutti fermi. Si sa, la speranza è l’ultima a morire, ma chi di speranza vive disperato muore.
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