E vorrei che le crisi politiche favorissero soltanto tranquillità e che l’ansia non mi prendesse alla sprovvista ogni volta che avverto un sentore di felicità e poi mi farebbe piacere ritornare sempre perché ho paura che tutto finisca e che tra una cosa e l’altra dimentichiamo, ad esempio, quel pomeriggio sulla panchina a raccontarci i fatti nostri e tu poi mi baciasti e io allungai troppo la lingua e tu mi tirasti uno schiaffo dritto in faccia già con amore e le mie gambe smisero di essere irrequiete e poi guarda che bella pizza su instagram, tutti sono più belli su instagram e io amerei soltanto una con lo stesso sguardo di Katie Holmes, ma in Dawson’s Creek, non come moglie di Tom Cruise che ho paura delle sette e ora che lo hanno messo su Netflix me lo rivedo così davanti agli occhi e nel cuore inizierà il fiume dei ricordi che un giorno mi affacciai dalla finestra ma dalla mia scala non salì nessuno e fu la prima vera delusione, dopo quella di Ronaldo con la maglia del Milan, e ci volle tempo per riprendermi, come quando capii che i miei ideali li avrei dovuti rivedere a ribasso se volevo sopravvivere in questo stupido mondo che va avanti alla velocità della luce e a me tutto questo vortice di scoperte e di avvertire la necessità di cose inutile mi causa attacchi di panico anche violenti e dovrei, almeno una volta al giorno, spegnere il cervello e commuovermi, magari con una sigaretta di tabacco fresco ed una birra alla temperatura giusta, osservando uno stupido vecchio che viene aiutato da un giovane ad attraversare la strada e lui poi che lo ringrazia con un cenno di saluto assai benevolo e non sarebbe male, infine, che un giorno riuscissi a capire che temere sempre il peggio è l’attentato più violento verso noi stessi.
La parola della settimana non è una parola, è soltanto una “e”, la mia congiunzione preferita, e ammetto che in un’altra vita vorrei rinascere in una “e” per non smettere mai con i pensieri e con le persone, accettando finalmente il rischio di stonare e di andare lungo.
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