Il futuro da scarpesciuote

da | Mar 9, 2021 | Editoriale | 0 commenti

Da oltre un anno, le nostre vite fanno i conti con quello che è stato uno dei più grandi e drastici cambiamenti collettivi degli ultimi decenni. Un anno fa, infatti, incominciammo a ridefinire il nostro modo di vivere, le nostre abitudini, le relazioni sociali, il lavoro. In pratica un anno fa abbiamo ridefinito il nostro presente. Lo abbiamo fatto senza pensare al domani perché concentrati e spaventati sull’oggi.

La preoccupazione, però, è ritornata ai livelli ordinari. Abbiamo permesso alla nostra attenzione di concentrarci sul bonus vacanze, sulle modalità attraverso cui sostenere gli esami di stato, sui banchi con rotelle. Nelle nostre estati italiane ci siamo concessi attimi di normalità per ricordare al nostro presente cosa fosse la quotidianità. Unico monito delle nostre serate, la mascherina legata al gomito. Il caldo ottimismo come il sole di luglio ed agosto è svanito e con l’avvento dell’autunno il nostro presente ha subito l’ennesima scossa.

Riportati bruscamente al presente fatto di paura, privazione e stanchezza abbiamo cominciato a pensare realmente al domani. Ci siamo rifugiati nel domani con la speranza che alla fine di tutto ci saremmo potuti ritrovare in un mondo differente, ma proprio questo pensiero è stato accompagnato dalle numerose incognite.

Abbiamo finalmente compreso che è impossibile fare i conti con il futuro senza collegarlo al lavoro, agli spazi e alle loro fruizioni, senza legarlo alle città, all’istruzione, alle disuguaglianze, alle politiche, al sociale. Un insieme di parole chiave che in questo ultimo anno in molti hanno davvero dimenticato. Ma in mezzo ai tanti senza memoria, ai teorici del qui e dell’oggi ci siamo ritrovati in tanti spaesati: siamo emarginati, giovani, disoccupati, inoccupati, mai entrati ufficialmente nel mondo del lavoro, precari, studenti universitari.

Ci siamo ritrovati in tanti, in passato ci saremmo chiamati proletariato, quarto stato, oggi siamo i precari, i neet, gli eternamente in formazione, siamo la banda delle Scarpesciuote e oggi ci (vi) chiediamo qual è il nostro futuro, quali saranno i nostri domani, le nostre vite.

Intanto aspettiamo, raccolti come la polvere sotto il tappeto, in attesa di far inciampare qualcuno per renderci visibili. Ma vi avvertiamo non aspetteremo ancora per molto e non saremo più comprensibili e pacifici. Mentre il mondo giornalistico e politico saluta con entusiasmo il nuovo salvatore Mario Draghi il nostro futuro ci scivola sempre più dalle mani. Ma non per questo ci arrendiamo, non per questo getteremo la spugna.

Inauguriamo il nostro nuovo sito, più combattivi che mai e più sicuri che per parlare di futuro dobbiamo ripartire anche dalle diverse narrazioni che le nostre realtà giovanili, meridionali e provinciali ci portano ad avere.

Scarpesciuote

 

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