Oggi parliamo di emarginazione, una parola mai sola, al dispetto della condizione che interessa chi ne è colpito, ma che semanticamente può essere seguita da termini come allontanamento, alienazione. Sono questi i rimandi che la nostra immaginazione ci consegna ogni qual volta in cui ci troviamo a dover ragionare di marginalità.
Ma che cos’è l’emarginazione? Essere emarginati è molto più che una condizione sociale, spesso diventa una condanna esistenziale che ci accompagna in ogni sfera della vita, finanche a quella individuale.
Nella musica la possiamo immaginare come una nota; può essere studiata, ricercata e se collocata nel giusto contesto può assumere un valore ben preciso, ma al tempo stesso, rischia sempre di divenire prima di senso, addirittura stonata. Questa condizione è spesso frutto di una certa superficialità con cui si tende a definire, semplificare qualsiasi cosa che non ci torna a genio. L’emarginazione è spesso frutto di un giudizio, superficiale per l’appunto, che ha in esso la pretesa di sapere cosa è il giusto e cosa è sbagliato.
Non si può parlare di emarginati e di esclusi senza parlare di Fabrizio De André e a tal proposito prendiamo in esame un pezzo storico, “Via del campo”. Una canzone piena di vita. Una canzone, come molte del cantautore genovese, in cui gli ultimi, gli esclusi diventano i protagonisti. Con le sue canzoni De André, anche in quelle più drammatiche, riesce a darci sempre un punto di svolta, improvviso e inaspettato e così Via del Campo diviene, serbatoio di vita, di rinascita, addirittura di riscossa.
Dove l’emarginazione è grande, la voglia di rinascere sarà ancor più grande.
Dopotutto…
«Dai diamanti non nasce niente
Dal letame nascono i fior»
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