Mentre accarezzo tutti i miei libri, mi scopro a sorridere nel ricordare gli aneddoti legati a queste migliaia di pagine, milioni di parole che si intrecciano fino a partorire una storia che verrà vissuta in contemporanea da un viaggiatore in Australia e da uno studente americano in attesa di un caffè rigorosamente lungo. Se non è magia questa.
In ordine sparso sulle mensole, nonostante la pazienza della mia fidanzata durante il trasloco, ma non nella mia anima, dove occupano un posto preciso. Mi riferisco, ad esempio, a “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” di Brizzi, divorato quando ero un adolescente alla ricerca di chissà cosa. Ed ogni passo era spinto da rabbia immotivata e dalla poetica volontà di cambiare il mondo, almeno il mio. Ma la zattera con cui si attraversa quel mare di amore e merda, che poi è l’adolescenza, sarà inesorabilmente distrutta fino ad approdare su quella terra così lontana e misteriosa popolata dagli adulti, essere mitologici e forse più coglioni di un sedicenne sbronzo nel pieno del pomeriggio.
Sbarcato lì, ero tipo Capitan America quando fu scongelato dopo oltre 70 anni. L’unica cosa che avevo salvato dal nubifragio era la necessaria leggerezza di Stefano Benni. Probabilmente è il mio migliore amico, e lui neanche lo sa. Se non è magia questa (forse in questo caso si tratta anche di qualche disturbo psicologico).
Lì, tra affaristi, ipocriti e bambini alti 1.90 metri – però anche tante brave persone – mi hanno tenuto per mano la potente fragilità di Hemingway e l’essenziale profondità di De Crescenzo. Il primo mi ha trasmesso il senso del “dovere”, l’agire necessario per quello che noi riteniamo “giusto”. A costo della propria vita. Il secondo, invece, mi ha insegnato ad arrivare al succo delle questioni, a “semplificare” il concetto più complesso affinché tutte le persone possano trovare conforto e coraggio in Socrate o Platone. Fossero tutti così gli insegnanti o gli intellettuali probabilmente vivremmo in un mondo almeno più umano.
Sorrido ancora più forte, infine, mentre intravedo i titoli di Fabio Volo e Massimo Gramellini. Senza saperlo, Volo mi ha spiegato con pazienza e delicatezza che le persone non vanno giudicate secondo il pensiero altrui. Gramellini, invece, già sa. Era il nostro scrittore.
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