Oggi nell’articolo che state leggendo, non troverete film o serie tv, non avrete modo di confrontare la realtà con i media che ci circondano insieme a me come abbiamo sempre fatto anzi in queste righe l’unico riferimento che leggerete sarà il titolo.
Poiché parlare di recovery plan nella mediologia, nei fumetti o nei film non è tanto difficile o complesso ma è un argomento che oggi voglio trattare in modo diverso, da un punto di vista di qualcuno che ha dovuto in qualche maniera abbandonare questa strada, quel percorso fatto di studi e ricerche, di collaborazioni e che è stato costretto dalla sua stessa città ad abbandonarla e trovare altrove una sicurezza economica.
Il PNRR
Il 24 Aprile è stato approvato il testo del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e con esso sono state approvate 6 missioni. Ciò che mi viene da pensare e mi preoccupa maggiormente è il fatto che se non ci fosse stata una situazione particolare come questa pandemia mondiale, nessun piano nazionale e nessuna missione di ripresa sarebbe stata proposta e varata; grazie ai vari governi che abbiamo avuto negli anni precedenti, con i loro tagli e le loro non preoccupazioni per il futuro, ci ritroviamo oggi in una situazione che definirla critica sembra quasi una barzelletta.
Leggendo le varie missioni che questo ennesimo governo propone, è possibile leggere “l’istruzione, formazione, ricerca e cultura” e solo l’anno scorso l’Unione Europea ha tagliato la ricerca per 39 miliardi e con questo avvenimento recente i dubbi sono più che legittimi.
Il futuro della ricerca
Oltre alla ricerca anche altri ambiti hanno subito dei tagli, come la scuola ma oltre a questa piaga quasi solo italiana bisogna tener conto che nel 2019 secondo una ricerca sul territorio su 13.029 assegnisti solo il 9.5% troverà una collocazione a tempo indeterminato, numeri che preoccupano e situazioni che dovrebbero andare a migliorare ma che invece vanno a peggiorare. Quando finì il percorso di studi della laurea magistrale, avevo intenzione di fare richiesta per il dottorato nella stessa facoltà in cui mi ero laureato ma per una combinazione di eventi e situazioni decisi di non provarci più. Passava il tempo e il desiderio di iniziare una carriera accademica svaniva pian piano, sia perché nei 30 anni vieni quasi considerato vecchio all’interno del mondo accademico e lavorativo e sia perché la necessità di trovare qualcosa di concreto diventava un pensiero sempre più pressante.
Sarebbe bello poter viaggiare tra lo spazio, il tempo e ogni luogo con il T.A.R.D.I.S come fa il millenario Dottore della BBC ma la realtà ci ancora ad impegni, situazioni e ci insegna che magari i sogni devono rimanere chiusi nel cassetto.
Con la speranza che un giorno il viaggiare ci porti in luoghi lontani, che ci permetta di conoscere culture e usanze diverse e che la ricerca di un futuro migliore si realizzi.
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