Abbecedario di provincia: lettera A

da | Mag 12, 2021 | Abbecedario di provincia | 0 commenti

All’improvviso su facebook un post su Blockbuster e per un attimo larghissimo ritorno ad essere quell’adolescente con i capelli spettinati di sonno e le sigarette rotte in tasca. Varcavo la soglia d’ingresso del punto vendita qui vicino sempre con meraviglia ed un pizzico di paura perché – esulta il boomer dentro di me – non erano tempi come quelli di oggi.

Se avessi sbagliato il film, non avrei avuto l’immediata possibilità di salvare la serata né probabilmente i soldi necessari per noleggiare un’altra cassetta il giorno successivo. Così, manco stessi all’ultima domanda di “Chi vuol essere milionario”, mi aggiravo con ansia tra gli scaffali. Scartavo immediatamente gli horror, i musical (dovevano estinguersi loro e non i dinosauri) e i thriller. Il “mio” reparto erano le commedie romantiche: cazzo che sbronza l’adolescenza. E ricordo nitidamente che prima della cassa era obbligatorio affrontare il tunnel delle leccornie: snack americani ed eccessivamente giganti, patatine al gusto di tutto che i miei occhi provinciali non avevano mai visto e gadget inutilmente necessari. Credo che Blockbuster sia stato la sintesi di ciò che è stata la mia, la nostra adolescenza: scelte un po’ a culo e quotidiane attese.

Non avevamo la possibilità di leggere recensioni cinematografiche né di poter switchare se la prima scena era già una rottura di coglioni. E quindi ci fidavamo di più del nostro istinto: la locandina del film, il consiglio dell’addetto (lì ho imparato ad avere maggiore fiducia nel prossimo), il rischio delle decisioni a pelle, un sentimento che poi negli anni abbiamo sotterrato sotto Tripadvisor e compagnia bella.

E le lunghe attese abbiamo detto prima. Sì, bisognava pazientare per rivedere una scena o per riascoltare la sua voce che il cellulare costava. Pure masturbarsi diveniva un lunghissimo percorso di piacere e non per doti nascoste bensì per colpa di quel maledettissimo modem 56K: sono quasi certo che le mie prime esperienze sessuali le abbia avute con un capezzolo pixellato malissimo (ma pur sempre eccitante).

Ribadisco, scelte un po’ a culo e quotidiane attese: questa è stata la nostra adolescenza, quegli anni che forse vorrei rivivere almeno per un giorno però se ci penso va bene così. Anche oggi è bello, magari se vivessimo più staccati dallo smartphone e dai pensieri altrui sarebbe ancora più bello. Lo so, sono parole che sanno un po’ di qualunquismo, ma nel mio cuore sono ancora forti le emozioni della scoperta, di quell’attesa per vedere le nostre facce l’una accanto all’altro dopo non so quanti giorni e la consapevolezza che è necessario anche sbagliare un film e andare a dormire. Troppo facile, infatti, aprire Netflix e avere subito una seconda possibilità. Mica è così la vita.

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