Alla fine ho ceduto: ho sfogliato le tue nuove foto. Stai bene nei giorni che stai vivendo. Sei tutta luce ed è quella che meriti per come hai abbracciato il dolore. Non nascondi più il tuo corpo e le fragilità che conosco bene: sei riuscita ad accettarti, il cielo ora è meno londinese. Chissà se hai l’ansia di settembre, un mese a cui dedichiamo tutte le nostre migliori promesse, ma non pensiamoci ora.
Accendo un pò di musica, una sigaretta, i ricordi, il cuore.
Penso ai tuoi silenzi. Li stai riempiendo? E come? Magari con una birra prima di addormentarti, quando la testa gira su se stessa come una danzatrice russa di talento e tutto sembra più complicato e non è sufficiente nemmeno la tua mano in quella calda del tuo nuovo compagno. Ma non preoccuparti: è normale percorrere strade all’apparenza cieche, è giusto nuotare in momenti incomprensibilmente cupi, è vitale passeggiare con la noia, è fondamentale chiudere gli occhi e desiderare di stare altrove, anche a costo di baciare per l’ultima volta quelle labbra tanto desiderate. Sono tutte prove da non allontanare: superarle e soprattutto comprenderle ci consentiranno di desiderare un pò meno la morte.
I tuoi nuovi progetti, un paio di occhiali da sole che non ricordo ed è giusto così, le canzoni che ascolti, le confidenze ad un’amica, i pomeriggi svogliati contraddistinti da film di dubbia qualità, i viaggi che ti hanno reso più profonda, la paura del futuro, l’eccitazione per l’anima che esplode un altro colpo, il divertimento sfrenato di una serata, le preoccupazioni di un lavoro che forse ti sta un pò sui coglioni, l’estate che ti ha reso sempre più donna, gli scazzi per l’immancabile maleducazione della gente, i sogni che hai difeso, quelli che hai ucciso, quelli che doveva andare così: ora sei tutto questo e tante altre meravigliose cose.
Stacco gli occhi dalle foto e scopro con un pizzico di stupore delle lacrime che rigano il mio viso. Ma non sono triste: è soltanto l’emozione di aver fatto pace con il tuo accento.
0 commenti