Ieri, mentre sprecavo un pomeriggio su TikTok (e nel mentre mi lamentavo con un amico di non aver tempo per dedicarmi agli affetti), mi è capitato un breve video sugli ultimi messaggi inviati dalle vittime del terribile attentato alle Torri Gemelle. Tristezza, dolore, rassegnazione, panico, ma soprattutto un pensiero alla persona amata: compagni, genitori, figli, amici, ma in ogni caso amore. E allora ho pensato che è vero che tutto gira intorno all’amore, anche quando sappiamo che stiamo per chiudere gli occhi per sempre (almeno su questo pianeta).
Una vita di impegni, di bestemmie strette tra i denti, di treni persi e presi per un soffio, di canzoni urlate a squarciagola quando il cuore ci fa bene e quando l’anima ci fa troppo male, di amici che erano i nostri compagni di banco e poi sono diventati un messaggio di auguri per Natale, di progetti mandati all’aria e di imprese che ti luccicano persino i capelli, di film che ti capiscono meglio di chi guardi allo specchio la mattina presto: eppure l’ultimo pensiero è l’amore e la necessità urgente di confidarlo a chi, un giorno, ci ha stretto la mano e semplicemente non l’ha lasciata più.
Maledetti noi che ce lo scordiamo ogni santissimo giorno. Un caffè annacquato e una sigaretta nervosa, un bacio distratto, qualche parola gettata a caso manco fossero un pantalone sporco sulla sedia e via nella giungla urbana: per l’amore ci sarà tempo, magari posso incastrarlo tra le 19:00 e le 20:00, l’aperitivo lo recupero domani. E pazienza se noto i suoi occhi vuoti, il volto tirato di mia madre, l’amico che prima sorrideva e poi ha smarrito il segnale, il mio cane che rassegnato applaude alla mia assenza.
Maledetti noi che soltanto quando siamo spalle al muro ci accorgiamo che non abbiamo avuto mai un cazzo tranne questo cuore che, con logiche tutte sue, sa a chi appartiene. Tuttavia, non ha la voce per gridarlo: quella ce la dobbiamo mettere noi.
Io non so come si fa a non cadere in questo errore di “scordanza”, davvero non lo so. Però, come un bambino che impara a camminare oppure come un ubriaco che torna a casa, ho preso il telefono e ti ho scritto “Dove stai? Magari scappo un attimo da te che vorrei accarezzarti e dirti che ti amo, nonostante credo abbia ancora qualche giorno da vivere”.
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