La cultura ai tempi della distopia

La cultura ai tempi della distopia

Siamo abituati in qualche modo a vedere la cultura come un fattore identificativo di una persona, nazione o società. La cultura è parte integrante della nostra vita, in qualche modo ci identifica e a volte ci porta ad avere idee sbagliate. A volte identifichiamo le altre nazioni attraverso preconcetti culturali che creano un’idea sbagliata, facendo nascere conflitti altrimenti evitabili; altre volte determinati aspetti culturali, spesso religiosi, ci influenzano così tanto da deviare completamente il concetto di libertà culturale. Ma cosa accade quando la cultura è il mezzo con cui si instaura una dittatura? Attraverso lo studio della storia possiamo “ricordare” e cercare in qualche modo che eventi nefasti del genere si ripetano ed oltre lo studio possiamo dedicarci alla lettura distopica, una letteratura che ci presenta realtà alternative dove le dittature sono ancora esistenti nelle società occidentali e la libertà è un ricordo lontano. Di seguito andrò a parlare di due realtà distopiche che mi hanno lasciato il segno : 1984 e V per Vendetta

I due minuti d’odio


Nel 1948 Orwell iniziò a scrivere il romanzo distopico 1984, dove il mondo sembrava essere spartito tra tre superpotenze : Oceania, dove il racconto è ambientato, Eurasia ed Estasia. Il protagonista del romanzo lavora per il partito unico, si occupa di revisionare qualsiasi evento storico per dimostrare la potenza e l’affidabilità del governo. Dalla memoria storica alla cultura tutto è controllato e modificato secondo i dettami del Grande Fratello e del Socing, il linguaggio viene ridotto a brandelli e ridefinito come Neolingua per volere del partito. La società di 1984 non ha una libertà culturale, non ha un libero pensiero e tutto è convogliato verso la distruzione del nemico, a volte identificato nell’Eurasia e altre nell’Estasia ma sempre in chi non segue l’ordine stabilito dal partito.
Una cosa che contraddistingue questa società distopica è il momento in cui la popolazione si raccoglie davanti agli schermi per vivere due momenti particolari: festeggiare il Grande Fratello e odiare il nemico, Emmanuel Goldstein. Il passaggio emotivo dall’amore per il partito all’odio per il nemico identifica l’intera società, che accetta in modo passivo ciò che il partito decide per tutti. La società si basa sull’idea di mente alveare dove uno (il partito) pensa e tutti accettano le decisioni e il pensiero che consegue, chi esce da questo schema è considerato il nemico e ricercato dalla psicopolizia.

L’Inghilterra domina!

E’ il 1988 e Alan Moore denuncia attraverso la sua opera il governo di Margaret Thatcher, un medium che può evitare la censura che sta avvenendo in quegli anni in Inghilterra.
La storia inizia il 5 Novembre 1997 e il mondo ha appena assistito ad una guerra nucleare, i governi sono in rovina e in Inghilterra si instaura una dittatura.
Dalla mente di Alan Moore e dalla matita di David Lloyd nasce V per Vendetta, graphic novel che ha avuto una trasposizione cinematografica e che ha reso la maschera di Guy Fawkes un simbolo di protesta e identificativo del gruppo Anonymous.
Adam Susan è il leader del partito fascista che prende il consenso e si instaura al potere in Inghilterra, con la promessa di difendere la nazione dai pericoli esterni. Come in ogni nazione sotto dittatura, tutto viene limitato e vediamo una ragazza di nome Evey, la protagonista, che viola il coprifuoco imposto dal governo e ha un incontro sfortunato con degli agenti in borghese prima e poi con V, che salva la ragazza da una fine orrenda.
V è il ricordo di Guy Fawkes, un cospiratore del XVI secolo che cercò di far saltare il Parlamento Inglese nella notte del 5 Novembre 1605. Attraverso il ricordo vive la ribellione nei confronti del partito fascista che si identifica nei cinque sensi, organizzazioni governative che controllano ogni aspetto della vita della nazione. Continui parallelismi con l’Inghilterra sotto il terzo mandato della Tatcher, che proponeva campi di concentramento per i malati di AIDS, la polizia anti-sommossa indossava visiere nere e i blindati circolavano per le strade con telecamere installate su per osservare i cittadini e il governo espresse la volontà di sradicare l’omosessualità, persino come concetto astratto.
Concetti che al di fuori della graphic novel spaventavano e spaventano tutt’ora ma che all’interno dell’opera vivono e mostrano una distopia spaventosa, dove il partito fascista ha abolito ogni libertà in nome della sopravvivenza dall’olocausto nucleare che ha coinvolto l’intero pianeta.
Oggi V per Vendetta come opera è conosciuta in tutto il mondo, il volto mascherato del personaggio di Moore e Lloyd è diventato il simbolo della rivolta e tutto questo riconoscimento lo deve al film di James McTeigue uscito nelle sale cinematrografiche nel 2005.

Che sia il Big Brother di Orwell o il Norsefire di Moore non importa. Le distopie sono riflessi di società che oggi non esistono quasi più, ma che l’ombra di questi sentimenti di odio ancora vivono tra alcuni individui, fomentando le masse a cercare il nemico e distruggerlo. Sperando che le ombre un giorno vengano illuminate dalla ragione e che i sentimenti di odio e paura per il diverso vengano finalmente allontanati.