da Antonio Lepore | Ago 24, 2021 | Editoriale
Si può esportare la democrazia? È questa la domanda che ci siamo posti assistendo impotenti a ciò che sta accadendo in Afghanistan, terra stuprata mortalmente dall’arroganza e dall’avidità occidentale. Gli americani, da sempre, hanno risposto di sì a questo quesito. Dopo il passaporto per le armi, il cibo spazzatura, Hollywood, il popolo a stelle e strisce ritiene che il traffico di democrazia sia possibile, anzi necessario per risollevare le sorti di un Paese. Altri, invece, credono che la democrazia è un processo troppo lento e doloroso e che non può essere semplicemente imposto attraverso l’utilizzo delle armi. E che l’errore più grave commesso – ad esempio proprio in Afghanistan – è quello di aver ignorato la storia di un popolo fortemente condizionato dalla religione e da codici comportamentali radicati come l’aria.
Dopo la pausa estiva, la nostra banda di #scarpesciuote proporrà quindi una serie di riflessioni sulla democrazia e sulla reale possibilità o meno di esportarla. E lo farà tenendo sempre davanti agli occhi le crudeli immagini di mani speranzose aggrappate alle ruote degli aerei occidentali, di madri che hanno affidato i propri figli ai soldati nella speranza che possano avere un futuro migliore del proprio.
Antonio Lepore
Andrea Famiglietti
da Antonio Lepore | Nov 16, 2020 | Abbecedario di provincia
Che poi vorrei vivere a New York da sempre ed invece mi ritrovo a sopravvivere in una piccola città dove i giovani son già morti. Pensate a me: continue emicranie causate dall’umidità, o da qualche malattia mortale che scoprirò troppo tardi; abbigliamento da uomo ormai consumato e che in teoria dovrebbe saper montare almeno un mobile di Ikea; e per finire una chioma che mostra preoccupanti segnali di cedimento.
E nonostante i 30 anni siano ancora un po’ distanti, ogni mattina, quando mi guardo allo specchio, sento crescere dietro alle mie spalle curve la rabbia per non aver ancora navigato il mare che separa i miei vorrei dalla quotidianità che vivo sul serio. E a volte mi fermo su di uno scalino di un bar sudicio e tremo dall’idea di aver già fallito. Sì, qualche piccola gioia l’ho messa a segno, però quotidianamente siamo bombardati da esempi straordinari, tipo quel tizio che nonostante la giovane età aveva già conseguito oltre quattro lauree, e quindi ti piglia quell’ansia di aver sbagliato tutto e che quel famoso mare citato prima, in realtà, non lo attraverserai mai (nemmeno se sei il miglior costruttore di navi al mondo).
Però, oltre ad aver imparato che non tutti i film con Adam Sandler sono un mix di goffaggine e banalità, ho appreso con grande gioia – mi pare da un video su Youtube di incitazione a fare, mental coach, life coach – che con caparbietà e lavoro si può riuscire a realizzare i propri sogni e che non si è mai in ritardo e che, fortissimo rullo di tamburi, non esiste nessuna tabella di marcia del cazzo da rispettare. Allora accantono i miei fallimenti e, bello comodo davanti al pc, penso ai sogni che vorrei realizzare anche in punta di morte, quando spero che tutto diventi più chiaro.
Istruzioni prima dell’uso: Si tratta di sogni ‘sentimentali’, a cui aggiungere: vincere un milione di euro, vivere un giorno insieme a Putin ed il suo cane (magari giustiziando anche qualche mio nemico) e scoprire il luogo in cui è custodito il Santo Graal e quindi autonominarmi Papa forever.
Ecco tre dei sogni che ho.
Andarmene felice: Vorrei che quando arriverà il momento di chiudere gli occhi per sempre, io stia in pace con me stesso. Cioè, ad esempio, sentire la consapevolezza di aver corso quando c’era da correre e di aver passeggiato quando il tramonto era bello davvero. E di essermi fermato quando c’erano accanto a me degli occhi da amare.
Vivere grazie alle mie passioni: Non vorrei mai festeggiare un contratto a tempo indeterminato in qualsiasi ufficio. Sogno, invece, di essere circondato da tutte le parole di questo mondo e come un piccolo libraio prendere una scaletta e scegliere le più giuste per raccontare.
Avere il coraggio di rischiare: E penso che questo sia il sogno più complesso da realizzare. Però me lo coltivo ogni giorno, e spero che lo facciate anche voi. In fondo, per navigare quel mare bisogna soprattutto rischiare e chissà, forse domani mattina mi sveglierò e vedrò un cazzo di grattacielo spuntare nel riflesso della mia finestra.
Canzone che consiglio: Dargen D’amico-Ama Noi
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