
È ancora tiempo
“È ancora tiemp” cantano Enzo Avitabile e Pino Daniele.
Il tempo, una parola da decodificare, diversa per ognuno di noi, ma in alcuni frangenti assume un significato oggettivo.
Il mood arabeggiante del pezzo dei due cantautori partenopei, ci trasporta in un vortice di emozioni che sincopano tra loro, saltellando tra la speranza e la malinconia.
La malinconia è evocata grazie alla delicata melodia di uno strumento artigianale a sei corde di origine romana, simile ad un ukulele, costruito dal cantante di Scampia, mentre il compianto Pino, con il blues della sua chitarra elettrica ci riporta nel presente che può significare speranza.
“E’ ancora tiemp ,tiempo ancora, è ancora tiempo.
Mal’acqua e sole.
E? Ancora tiempo
Fortunatamente
È ancora tiempo
O’ sient”
In un presente storico funesto, nella nostra mente spesso riecheggia la frase “è ancora tiemp”.
Si, perchè abbiamo bisogno di speranza, abbiamo bisogno di pensare che tutto questo sia, e così sarà, una lunga pausa di riflessione, con un mondo al quale spesso abbiamo messo le corna e dove esso stesso ci ha riservato il conto.
Si dice che la speranza sia l’ultima a morire, tuttavia si dice che di speranza si muore.
Quindi se la verità sta spesso nel mezzo, a cosa dobbiamo credere?
Questo nobile sentimento ha spinto popoli a delle ascese storiche insperate, ha spinto a vittorie sportive impossibili, spinge noi giovani a restare nel posto in cui siamo nati, il quale scorre nelle nostre vene e scivola sulla nostra lingua come una possessione, che spingerà nelle viscere del nostro subconscio.
Oggi giorno la speranza è un farmaco potente contro la paura, contro l’incertezza; spesso la speranza è amore, spesso è amicizia e può essere anche solitudine.
La speranza è appunto il tempo, tempo indefinito, un’ora, un giorno o una vita intera.
“E coccheduno te vò bene e basta
E quanno è overo nun ce sta ritorno
E cocche cosa nun more ma resta
Nu bello juorno”
La nostra speranza è appunto “nu bello juorno”.
Ci accontenteremmo anche di un giorno di pioggia, di quelli alla “avellinese”. Un giorno dalle briglie sciolte, dove non ci sono limitazioni di sorta, dove pianificare ancora un futuro.
A pensarci bene, di speranza non si muore e senza di essa, la vita sarebbe un’astinenza forzata dagli stimoli e a quel famoso cassetto dei sogni, del quale ci si racconta da piccoli, non voglio mettere un lucchetto, voglio aprirlo sempre e riempirlo con speranze nuove e rimpiazzarlo laddove non dovesse essere capiente al punto giusto.
I nostri occhi elaborano la speranza e di giorni ne avranno ancora tanti, pertanto non lasciamo che la mascherina si sposti su di essi, ma lasciamola sul viso.
“E’ ancora tiemp”
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