
Estate: la stagione delle emozioni
L’estate è sempre stata considerata un punto di arrivo al culmine di un lungo periodo intenso dal punto di vista lavorativo. Quest’anno, invece, l’estate potrebbe considerarsi una partenza al culmine di una campagna vaccinale che, si spera, declasserà il Covid a malattia non letale e non degna di ospedalizzazione.
L’estate, d’altra parte, può considerarsi la stagione dell’amore che, come cantava il Maestro Battiato, con il suo andirivieni, si porta con sé desideri arcaici eternamente giovani. Volendo dirlo in altre parole, l’estate è la stagione in cui le emozioni trovano nuova linfa e vengono vissute con rinnovata intensità; complice il caldo, simbolo della potenza delle emozioni, e il ciclo del lavoro il quale, nella maggior parte degli impieghi, prevede il periodo delle ferie a ridosso dei mesi estivi, le emozioni trovano la retta via per esprimersi mentre le persone godono del relax estivo per viverle senza dover pensare al lavoro.
La sensazione di vivere la stagione dell’amore come improvvisa e sorprendente, momento di occasioni da cogliere, ha una sua spiegazione tutta psicologica che inizia a farsi largo già dal momento in cui proviamo a darci una definizione delle emozioni. Immagino che, a primo impatto, si pensa: “La so! Ne provo ogni momento, è quasi scontato saperlo”; poi però, quando si prova a mettere in ordine ed a dare un nome alle sensazioni che si sa che sono delle emozioni, arrivano le perplessità e ci vuole un po’ di tempo per riuscire a dare una risposta che sarà sicuramente diversa per ciascun rispondente.
La dinamica che ho appena descritto ricalca, pari pari, quello che succede dentro di noi quando sperimentiamo un’emozione: qualcosa dall’esterno (ma anche dall’interno dei nostri ricordi e della nostra memoria) scatena una reazione fatta, in prima analisi, di modifiche fisiologiche del nostro corpo a cui diamo il nome di “farfalle nello stomaco” o, più antipatico, “nodo in gola” ad esempio; a queste modifiche associamo una sensazione positiva o negativa nel giro di pochi decimi di secondo. Questo, in antichità, serviva a far capire ai nostri antenati se quello stimolo esterno rappresentasse un pericolo, per cui era il caso di difendersi, o qualcosa di bello a cui potersi avvicinare; il meccanismo è rimasto invariato nel corso dei millenni, oggi noi chiamiamo questo meccanismo emozione. Alcuni studiosi direbbero che questa è la via breve di processamento dell’emozione, e in effetti pochi decimi di secondo sono davvero una quisquilia!
A questo punto si potrebbe dire “E vabbè, mica siamo rimasti fermi all’età della pietra con le emozioni!?”; infatti no, l’evoluzione della specie ha raffinato la comprensione delle emozioni e ci ha regalato una via lunga di processamento delle emozioni: praticamente, questa attribuzione di piacevolezza o spiacevolezza viene mandata indietro alla periferia del corpo per fare, sostanzialmente, quello che faceva l’uomo della pietra: avvicinarsi o difendersi da quello stimolo di cui sopra. Nel frattempo, però, vengono attivate un sacco di aree del cervello che hanno il compito di rievocare ricordi di emozioni simili da cui costruire un significato per quello che sta succedendo in questo momento, così da configurarsi una strategia di risposta “ragionata” all’ormai famoso stimolo che, prima di essere messa in atto, deve passare per il vaglio della coscienza e della presa di decisione. Insomma una via lunga e tortuosa! Il tempo di percorrenza di questa via varia da qualche secondo a un paio di minuti, il che per le informazioni cerebrali equivale al percorso Avellino – Roma lungo l’antica via Appia. Da questo percorso, tuttavia, nasce l’emozione nella sua forma più evoluta: il sentimento.
Emozioni e sentimenti, dunque, sono due facce della stessa medaglia e servono a noi per adattarci al meglio alle caratteristiche del mondo circostante. Dopo un periodo difficile e fatto di emozioni contrastanti, per lo più brutte e sgradevoli, l’estate (a.k.a. la stagione dell’amore, quest’ultimo il re delle emozioni positive) ci proietta verso emozioni positive già di suo.
Quest’anno, forse, ancor di più!
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