
Abbecedario di provincia: lettera P
È giunto il momento di allargare le braccia e confessare a me stesso che stavolta non ho nessun piano. Ricordo che un giorno mi dicesti che sembro uno di quei giocatori di poker che ha l’asso nella manica anche quando la fortuna è lontana. Ed invece a questo giro nessun bluff: ho paura di perdere.
Sai, questi tempi sono complicati da tradurre, parlano un linguaggio che io non comprendo, addirittura più difficile del cinese. E non ci capisco molto di contratti a termine, di stage formativi e colloqui conoscitivi. Io, del resto, ho sempre pensato che sarei sopravvissuto di parole. E poi ora che le giornate si stanno accorciando ho ancora più timore della notte che verrà e non so se sarò in grado di fermare le mille capriole del mio cuore.
Però che buono il panino smezzato per risparmiare qualche michelino da investire nelle bollette che aumenteranno in autunno. E che bontà fantasticare sulla vita che vivono le persone nel giro giusto. E che bellezza il tuo sorriso a fine giornata quando ferito e squattrinato ti abbraccio e tu confermi la fiducia in me. Lo so che dobbiamo contare innanzitutto su noi stessi, ma a volte è necessario avere qualcuno che tifi per te, qualcuno che ti lanci la borraccia piena d’acqua quando senti le gambe tremare, la schiena a pezzi e la testa ti consiglia di mollare, che alla fine tu non sei mai stato degno del gruppo di testa.
Però comunque ho paura del futuro – sono queste le parole della settimana – anche perché chi abbiamo votato ci vuole come animali famelici ed io invece vorrei soltanto conquistare un pizzico di tranquillità, che poi dovrebbe essere la base di un Paese democratico.
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