
Le persone di passaggio
C’è un aspetto della vita di ognuno di noi che spesso non viene considerato ma che, a mio parere, è fondamentale quando ci si accinge a fare un resoconto di quello che si è combinato sino a questo momento. Sto parlando delle persone di passaggio.
Si tratta di quelle persone che ci sfiorano durante il nostro cammino e, per un periodo più o meno breve, tengono il passo al nostro fianco. Quando sono accanto a noi non abbiamo consapevolezza della loro natura: questa persona ci sarà per sempre oppure è solo una parentesi nel libro della mia vita? Almeno che non si tratti di una questione amorosa, è proprio difficile che ci si ponga questa domanda. Quando, invece, sono lontane tendiamo a dimenticarle, a chiuderle in un cassetto della nostra mente e a non aprirlo più.
Eppure le persone di passaggio costituiscono uno dei migliori strumenti di misurazione di quello che si è diventati. Prima di tutto, ognuna di esse corrisponde ad un momento della nostra vita, ad una nostra esperienza. Secondo aspetto, da qualsiasi relazione, anche quella apparentemente più insignificante, si ricava qualcosa. Sempre.
Se guardo al mio caso specifico, mi rendo conto che le persone di passaggio sono state e sono tuttora una costante. Credo che questo valga per tutti. E cosa più interessante, esse non si possono evitare. Le persone di passaggio sono incluse nel pacchetto dell’esperienza che ci si sta attingendo ad intraprendere. Evitarle vorrebbe dire rinunciare a quella esperienza.
Le mie persone di passaggio sono talmente tante. Di alcune non ricordo neanche il nome. Come quel bambino che all’asilo correndo mi ha rotto il mignolo, il cui ricordo di tanto in tanto affiora ancora alla mente. Non ha un viso e neanche un corpo, né lo vedo in azione. Ci sono io piccola e riccioluta con il mio mignolo troppo esposto. E, poi, c’è la sua presenza che sento arrivare e che, ancora oggi, mi suggerisce di stare attenta ai pericoli, umani e non.
Le persone di passaggio spesso non sono persone. Come quella ciurma di piccoli cuccioli neri di cane che un giorno di tanti anni fa hanno invaso il cortile della mia casa d’infanzia e per altrettanti anni mi hanno accompagnato nei miei pomeriggi all’aria aperta, per poi andare via. Ad essere precisi, sono io ad esser andata via, ma con me è venuta via anche quella tipologia di amore e sensibilità che solo un animale può trasmetterti
E poi, c’è un’infinita sfilza di compagni di scuola, università, master. Quelli odiati che magari mi prendevano in giro e mi hanno reso più forte, quelli ammirati che mi hanno fatto venire la voglia di fare sempre di più, quelli ribelli, che ad imitarli non sono mai stata capace. Ricordo con tanto piacere due ragazze che ho frequentato durante il mio breve percorso universitario presso la facoltà di lingue. Durante quel periodo ho riso come non mai, grazie proprio a quelle due persone di passaggio che, con il senno di poi, mi sarebbe piaciuto restassero ancora un po’.
Non so se sia possibile recuperare una persona di passaggio. Certo, al giorno d’oggi con gli strumenti che si hanno a disposizione, basterebbe un click per richiedere un’amicizia. Forse, però, non sarebbe la stessa cosa. Le persone cambiano e, magari, il ricordo che ne abbiamo non corrisponde più alla realtà.
Per questo, le mie persone di passaggio le lascio lì, incastonate come pietre preziose nella mia mente. Ogni tanto le riguardo, le rispolvero un po’: il loro luccichìo mi aiuta a ricordare come e dove sono arrivata.
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