
CCC: Cultura, Covid e Comunicazione

La cultura può essere intesa come un elemento appartenente al singolo individuo o alla collettività delle persone: mentre una singola persona tende ad avere una cultura, un ampio gruppo di persone, tanto grande da formare un paese, una città, uno stato o un continente, forma una collettività che trascende la cultura del singolo e diviene essa stessa l’elemento culturale, sublimando il verbo avere in essere.
Ma se teniamo a mente la differenza tra questi due verbi diviene necessario chiedersi: come si passa da avere ad essere una cultura?
Comunicando

Negli anni della rivoluzione culturale degli Stati Uniti, dei figli dei fiori che si ribellavano all’ideale del sogno americano, un gruppo di pensatori californiani, Palo Alto per essere pignoli, formulò una teoria apparentemente banale che, tuttavia, ha dato vita ad una radicale trasformazione del modo di considerare la mente umana. Questa teoria della comunicazione si riassume nei 5 principi fondamentali, o assiomi, che la costituiscono:
- Non si può non comunicare
- Ogni comunicazione è fatta da cosa si dice e da come lo si dice
- Ogni persona comunica all’altro esprimendo il suo punto vista
- I messaggi delle comunicazioni sono inviati e ricevuti tramite le parole e la postura, attraverso i canali verbale e non verbale
- Le persone possono comunicare tra loro ad uno stesso livello o su livelli differenti per cui ci sarà un superiore e un subordinato
Seguendo questi binari, le esperienze del singolo si uniscono a quelle delle altre persone che fanno parte della stessa comunità in modi diversi dalla semplice addizione: essi si mischiano, si confondono, si tramandano e, come un algoritmo intelligente, danno vita a qualcosa che prima non esisteva, anzi c’era ma era meno evoluto; su questi binari le tante culture avute dalle persone vanno ad essere la cultura stessa di quella zona o di quel Paese.

Oggi la comunicazione umana si è evoluta velocemente come non mai prima nella storia della nostra specie e come nessun’altra capacità umana prima d’oggi, e il merito va tutto al progresso tecnologico in campo informatico (che tra l’altro, vai a vedere, Palo Alto si trova nel bel mezzo della silicon valley). Il modo di tramandare la cultura è, come scontato che sia, attraverso la comunicazione tra persone di diverse generazioni ma il progresso comunicativo ottenuto dallo sviluppo della tecnologia informatica (la velocità con cui il modo di comunicare è cambiato più che la forma o i contenuti) ha destabilizzato il corso naturale dell’evoluzione creando una vera e propria scissione tra boomer e generazione Z, tra quelli nati prima, o a ridosso, del 1980 e i ragazzi nati dal 1996 a oggi: i primi sono stati giovani ai tempi delle cabine telefoniche, delle lettere cartacee e della televisione quale strumento massimo di diffusione culturale di massa, i secondi sono giovani ai tempi degli smartphone, della comunicazione intercontinentale istantanea nonché la prima generazione ad iniziare la scuola media con almeno un profilo social attivo. Il classico conflitto generazionale tra genitori e figli oggi si è inasprito ulteriormente, i primi usano la tecnologia comunicativa (social media soprattutto) allo stesso modo con cui un uomo preistorico avrebbe potuto usare un’automobile, i secondi, sprovvisti di una guida efficace, usano quella stessa automobile senza prima imparare a guidare.
Che c’entra il Covid in tutto questo?
La pandemia globale, oltre a tutte le conseguenze di immediata realizzazione, ha messo a nudo la fragilità della nostra specie in quanto forma di vita e dovrebbe mettere in discussione il nostro modo di stare sulla Terra nonché la cultura produttiva egemone; il mezzo con cui tali messaggi vengono veicolati rendono più profonda la frattura fra le generazioni, polarizzando le culture generazionali di appartenenza. Il paradosso per cui il progresso nelle comunicazioni ci sta rendendo incapaci di comunicare è stato messo ancor più in evidenza durante il lockdown e, oggi, l’evidenziatore continua a scorrere sulla linea del nostro tempo.
Tocca a noi, quelli nati dagli anni ’80 al ’96, cercare di fare da anello di congiunzione.

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