
Abbecedario di provincia: lettera P
È tardi, almeno per me. Però voglio prendermi ancora qualche minuto prima di chiudere gli occhi, spero non per sempre. Ho appena finito di vedere “Justice League Zack Snyder’s cut”. Attendevo questo momento da quattro anni, ovvero da quando nel 2017 uscì al cinema questo film. Una schifezza, girata alla Renè Ferretti perché il regista originale, Zack Snyder, dopo aver registrato per mesi, dovette abbandonare il set a causa della scomparsa di sua figlia, Autumn. Hollywood, però, non rispetta sentimenti, addii, un cazzo. Fu ingaggiato un regista sostituto e l’idea originale del progetto fu tradita.
Nel corso degli anni, fortunatamente, la perseveranza di Snyder e la mobilitazione dei fan hanno realizzato il miracolo: il film uscirà, in tv, ma uscirà. E così è stato: il 18 marzo ecco la storia originale, almeno per come l’aveva pensata il regista.
Non voglio scrivere una recensione, ma soffermarmi sulla parola della settimana che mi ha ispirato Snyder: la perseveranza. Non si è fatto vincere dall’industria cinematografica, che non ha mai avallato questo progetto; né dall’avarizia, visto che per completare la “sua versione” ha rinunciato a qualunque stipendio. Voleva soltanto raccontare la sua storia. Non si è arreso, ed io vorrei essere come lui, soprattutto quando non credo abbastanza nei miei sogni, quando tradisco i miei propositi perché il mondo esterno mi suggerisce che è meglio fare diversamente.
Se siamo convinti della bontà della nostra azione, bisogna trovare il coraggio di sfidare la stanchezza, i nemici, la rabbia. Ed è questo che si percepisce nel film, oltre ovviamente ad eroi che nonostante i propri limiti sconfiggono il male: un atto d’amore del regista nei confronti della propria anima, che non va mai tradita. Non saremo perfetti, né bellissimi, però che meraviglia affermare con serenità: Noi siamo questi.
Infine, la dedica alla figlia. Anche questa è perseveranza: ritornare nei luoghi o nei progetti che ci ricordano un dolore fortissimo e in qualche modo chiudere il cerchio. Forse Zack, il vero supereroe sei tu.
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