Il paese è reale – frammenti di una riflessione cittadina (tutt’altro che conclusa)

Il paese è reale – frammenti di una riflessione cittadina (tutt’altro che conclusa)

La tematica scelta per le successive due settimane racchiude in sé differenti letture: una prima potrebbe essere rappresentata dall’ormai sempre presente percentuale di difficoltà che mi costringe ad abbandonare le dolci e calme acque della comfort zone; una seconda la si ritrova nello stimolo ad estrema e più approfondita riflessione che si accompagna a questa difficoltà ed infine la terza rappresenta l’opportunità di ritornare direttamente su una mia esperienza di campo, tutt’altro che conclusa.

Partendo da alcuni lavori precedenti comparsi su Scarpesciuote, ho deciso di approfondire la questione dell’identità reale e quella percepita sotto un altro punto di vista. In precedenza era stata la provincia stessa oggetto di una mia riflessione su quella che era l’identità percepita a scapito di quella reale. In questo caso, mi concentrerò su i giovani all’interno del contesto provinciale.

Non è difficile immaginare qual è il tipo di rappresentazione egemone all’interno dei contesti cittadini e provinciali.

In realtà piccolo borghesi e annoiate, come quelle in cui ci troviamo a trascorrere le nostre esistenze, i più giovani, vengono rappresentati come un corpo alieno di cui si sa ben poco e si vuole sapere altrettanto.

Al dispetto di una piccola parte che cresce assecondando i consumi imposti dalle nostre realtà, come il bar o il centro scommesse, la stragrande maggioranza preferisce passare il tempo in strada.

Una soluzione non contemplata da gran parte dell’opinione pubblica. Un consumo del tempo libero, alternativo, che viene percepito come il seme della violenza cittadina. La stessa forma di violenza che è aumentata in seguito a questi anni di restrizioni dovute dalla pandemia.

Da qualche mese a questa parte sto avendo modo di ascoltare molti giovani, miei concittadini, molti dei quali non frequentatori assidui di bar e centri scommesse, ma frequentatori delle strade e delle piazze che mi hanno raccontato e mostrato il loro modo di vivere e di considerare la città.

Hanno idee, opinioni e progetti e nessuna di queste contempla la distruzione dei centri urbani, persino quelli più critici.

Continuano ad essere percepiti come un oggetto estraneo dall’intera comunità e continuano a vivere questa condizione con malessere.

Una condizione destinata a perdurare fino a quando, nelle nostre comunità, non riusciremo ad abbandonare questo nostro pregiudizio e non riusciremo ad andare oltre per vedere la reale identità dei tanti giovani che percorrono le strade delle nostre realtà.

Vi promettiamo che ognuno di voi potrà vivere una vita dignitosa

Vi promettiamo che ognuno di voi potrà vivere una vita dignitosa

In auto con il finestrino a metà penso a quanta serenità mi restituirebbe vivere in un Paese diverso da te. E non è colpa tua se desidero essere altrove. Tu sei sempre bellissima, soprattutto nei tuoi angoli più nascosti, lì dove un anziano custodisce la chiesa più meravigliosa come l’ultimo cimelio ancora in piedi su questo mondo cattivo.

E lo so che abbiamo riso assieme, quando rischiavo di affogare nel tuo mare blu Modugno ed il tramonto era storpiato dall’abusivismo edilizio. Ma non era colpa tua: noi uomini siamo ritornati bestie. E sai, a volte in me viveva la consapevolezza che in te c’era qualcosa di Dio: una bellezza a cui non credi ma che ti aiuta a sperare che tutto sia possibile, anche Fedez che assurge a nuovo paladino contro la censura del libero pensiero. Sulla Rai, in mezzo a mille sindacati che se ne fottono di un padre di famiglia che ieri in lacrime mi ha chiesto un euro. Si, anch’io mi sto facendo trasportare dal qualunquismo, ma sai, ho perso qualsiasi ideale.

Forse l’ultima goccia che ha fatto traboccare la mia ultima resistenza è caduta quando ho accompagnato l’ennesimo amico in aeroporto. Piangeva, ma dopo qualche mese rideva di gusto perché viveva finalmente una vita dignitosa (sti cazzi se la pasta è sempre scotta oltre le Alpi). E ora che si parla di un nuovo inizio, vorrei che oltre ogni incentivo e investimento, quegli stronzi che abbiamo votato facessero una promessa: vi promettiamo, pena il nostro esilio, che ognuno di voi potrà vivere con dignità. Forse da lì potrà riscoccare il mio amore per te.