da Antonio Lepore | Gen 12, 2022 | Riflessioni non richieste
Io sono stanco del mal di testa che mi accompagna da sempre. E di te che mi parli di cose che non comprendo, di riferimenti storici e citazioni del cazzo che a me, francamente, non interessano. Io sto bene in mezzo a chi è sboccato, a chi mi guarda e fischietta una canzone che fa “lalala” e scoppiamo a ridere, un po’ ubriachi, un po’ vivi. Se c’è una cosa che ho capito nel 2021 è proprio questa: a differenza di quanto pensassi a me non interessano le rivoluzioni, il precariato e la lotta; a me fa venire i brividi lui con la maglia sporca che mi racconta una barzelletta stupida e poi, all’improvviso, abbassa gli occhi e mi confida che sì, che il tramonto a volte trasmette tristezza perché è soltanto una tappa di avvicinamento alla morte. Mi sono reso conto, quindi, che ho un disperato bisogno di persone immediate perché a furia di leggere i sottotitoli sono diventato cieco.
Io sono stanco di chi, con le braccia conserte, mi dice che tutto è uno schifo. Io, che nel 2021 ho rivoltato la mia vita come fosse un calzino, la pensavo così ed invece ora sul telefono mi è arrivata un’email che attendevo da una vita. Si tratta di mettersi in gioco, di chiudere a volte il mondo fuori dalla porta e credere stupidamente che puoi farcela. Ho letto da una parte che siamo fortissimi visto che tra milioni di gocce di sperma l’abbiamo spuntata noi e quindi io da adesso ci credo.
Io sono stanco di esperti improvvisati. Se quel tale, a differenza tua, ha studiato per anni non è perché è meno furbo di te. Smettiamola di intrometterci nei campi altrui, e quindi mamma perdonami se non ti aiuto con le faccende domestiche, ma sei te la Burioni della lavatrice ed io non ho le competenze necessarie per contraddirti o per collaborare con te. Quindi Mario da Avellino – laureato presso la strada – mi rivolgo a te: non sfracassarmi i coglioni sul vaccino. Al massimo, contattata un medico e chiedi maggiori spiegazioni. Oppure, e sarebbe meglio, commenta con AHAHAHAHAHAHAHAH i video di Pio e Amedeo.
Infine, nell’anno appena trascorso, mi sono scoperto stanco di apparire per quello che non ero. Io sono Antonio, mi piace ridere, odio chi mi tartassa di messaggi, mi piace quando lei si rivela più intelligente di me ed io sento maggiore fiducia nel genere umano, odio chi mi svela un segreto e mi raccomanda di non dirlo a nessuno e mi piace chi mi vuole bene.
da Antonio Lepore | Dic 23, 2021 | Abbecedario di provincia
Prologo:
Avevo preparato un pezzo sul Natale. Poi, convinto da Netflix, ho rivisto la trilogia di Spiderman diretta da Raimi e ho cambiato idea.
***
Era il 2002, avevo 10 anni. Sovrappeso, zero amici, occhiali tondi a culo di bottiglia e capelli stopposi: queste le mie uniche qualità, oltre ad una sterminata collezione di libri e fumetti. Un giorno qualsiasi, però, mio cugino mi cambiò la vita.
«Ti va di venire al cinema a vedere Spiderman?»
«Si, certo».
Sembra una risposta di cortesia, lo so, ma credetemi se vi dico che dentro di me era tipo Natale quando ricevi proprio i regali che desideravi e sticazzi la fede e lo spirito natalizio.
Scusate un attimo ma non so come collegare i vari pezzi che ho in testa e quindi ve li scrivo di getto, tanto in questo periodo siamo tutti più buoni.
Innanzitutto quel film, quel Spiderman, è stata la carezza più delicata per chi come me ha subìto maledettamente la solitudine e a tratti l’emarginazione perché ritenuto diverso. Su quel maxischermo, infatti, ho visto che anche uno “sfigato” può essere speciale, che in fondo ognuno di noi ha qualche tipo di talento nonostante l’assenza di muscoli e di popolarità. Certo, il ragno radioattivo ha dato una grossa mano, ma sono convinto che Peter avesse già tutto dentro. Le soddisfazioni più importanti, del resto, le ha conquistate senza il costume. È stato sufficiente aver quel pizzico di convinzione in più, la stessa che ci hanno fatto tremare quei deficienti che ritenevano più da uomo il poster di Baggio invece che quello di un supereroe. Quel film è stata la rivincita di tutti noi sfigati e basta. E a qualcuno di noi ha salvato la vita.
In sala, poi, mi ricordo la meraviglia, lo stupore ad ogni scena d’azione, e la paura quando arrivava Goblin ed una parte di te sapeva che ora erano cazzi per tutti. Queste emozioni, nel corso degli anni, le ho smarrite un po’. Credo che la colpa sia mia, della vita spesso amara e delle continue distrazioni a cui ci abbandoniamo senza opporre un minimo di resistenza. Così, l’altro giorno ho staccato tutto e l’ho rivisto. All’inizio nulla, neanche un brivido e non nascondo di esserne rimasto deluso, quasi ferito. Con il trascorrere dei minuti, invece, qualche pelo ha incominciato a drizzarsi e alla fine mi sono ritrovato a tirare a cazzotti al cuscino e ad alzarmi dalla sedia in preda all’ansia. Non è mai troppo tardi per spegnere il telefono e ritornare umani.
E nell’angolo della mia camera, infine, ho rivisto quel bambino timido, impaurito e che si sentiva sempre in differita rispetto al tempo che viveva.
Ho avuto la tentazione di avvicinarmi e dirgli che fu stupido chiudere i fumetti nel baule, che dopo qualche anno sarebbe stato da “figo” la passione per i supereroi. Ma soprattutto gli avrei consigliato di non ascoltare gli altri, di lottare per le cose che ci fanno stare bene e che in qualche modo ce l’avrebbe fatta. Certo, Goblin ci ferirà, e anche assai, però ci si sopravvive, con amore e paura.
Ed invece ci siamo soltanto guardati, forse lui mi ha fatto qualche complimento per le conquiste in campo amoroso ed io, se ricordo bene, gli ho suggerito di tirarsi fuori la camicia dai pantaloni. Ci siamo sorrisi, questo lo ricordo bene, ed ognuno è andato nel suo universo. Sono convinto che troverà il coraggio necessario per non mollare.
da Antonio Lepore | Dic 17, 2021 | Riflessioni non richieste
Gli obiettivi che fallirò nel 2022:
-Sorridere di più anche quando entro nel tabacchino e mi accorgo che mi mancano cinque centesimi per l’acquisto delle cartine e quella stronza mi invita a ritornare più tardi.
-Comprendere che una birra al tramonto significa che hai fregato Dio ancora una volta.
-Smetterla di dirmi “oh, c’è gente in guerra, bambini che muoiono di fame”. Non è colpa mia se il mondo è ingiusto ed io ho il pieno diritto di lamentarmi se si strappa il laccio della mia scarpa preferita.
-Imparare a dire di no a quei cazzo di ambulanti che vendono calzini. La psicologa mi ha suggerito che a causa del mio essere passivo ho speso oltre cento euro in accendini e calzini. “Capo, una cosa a piacere” e allora ti va bene un cazzotto da femminuccia al centro della faccia?
-Far finta a volte di dimenticare il passato e disperarmi e felicitarmi soltanto per ciò che accade avanti ai miei occhi. Qui ed ora.
-Concedere più tempo alle canzoni e alle persone.
-Non farmi fregare dalle cose e dalle persone che hanno un bel packaging.
-Ritornare a fare sogni impossibili, tipo diventare astronauta, ché nella vita non si può mai sapere. Spesso è di merda, però comunque non si sa mai.
-Staccare il telefono almeno un’ora al giorno. Ed in quell’ora scrivere cartoline, piantare fiori oppure più semplicemente allontanare le ansia delle continue notifiche, dell’ennesima email a cui rispondere, dell’ennesima notizia da commentare perché adesso va di moda avere una cazzo di opinione su tutto e tutti.
-Avere la consapevolezza che non potrò accontentare tutti. Deluderò qualcuno, non farò ciò che qualcuno desiderava, ma ehi, sono sempre io. E vi voglio bene.
-Accarezzarti di più e ogni tanto sussurrarti in qualsiasi orecchio che ce la faremo. E che comunque non hai mai visto me e Batman seduti allo stesso tavolo.
-Ricominciare a fare promesse perché una promessa è tipo Dio che ti concede del tempo per fare il possibile e a volte l’impossibile. E soprattutto per far sorridere a chi vuoi bene.
-Volermi più bene.
-Smetterla di masturbarmi per noia.
da Antonio Lepore | Dic 15, 2021 | Editoriale
Anche questo anno si sta avviando verso la conclusione. Qualcuno esclamerà finalmente; altri, invece, incroceranno le dita affinché duri ancora un po’. In ogni caso, è stato un anno complesso, caratterizzato da questa maledetta pandemia che sembra non voler andare via. Altre morti, altri feriti, altre persone che hanno perso il lavoro: insomma, è stata dura per molti. All’orizzonte, però, c’è la speranza rappresentata dai fondi europei. Un’occasione, questa, da non sprecare se davvero abbiamo a cuore le sorti di questo Paese. Non abbiamo granché fiducia nella politica, certo, però saremo contentissimi di essere smentiti.
La nostra banda di scarpesciuote, quindi, nelle prossime due settimane tirerà le somme dell’anno appena “consumato” e volgerà lo sguardo lontano. Chissà quali sogni ci aspettano, quali progetti avvieremo e, soprattutto, chissà quanto batterà il nostro cuore. Sicuramente batterà ancora per questo blog che ci sta regalando tante soddisfazioni e che sta tenendo compagnia a tutti voi. Ce la metteremo tutta, anzi proveremo a fare di più.
Antonio Lepore
Andrea Famiglietti
da Antonio Lepore | Dic 8, 2021 | Abbecedario di provincia
Le persone poi scavalcano i giorni che viviamo ogni giorno per andare altrove. Accade all’improvviso, spesso con le mani incrociate e gli occhi lucidi, tra facce stanche e sigarette spente dal nervosismo, le sirene blu dell’ambulanza che si confondono con il cielo che rimane impassibile e tuttavia meraviglioso. E non è la neve a fregarsene, ma la morte, che ti piglia anche se tu stai per conquistare una vittoria tanto attesa oppure quando ti senti pronta per quel bacio sperato da quando l’hai visto passeggiare con quella sciarpa rossa. Ed è inutile incazzarsi, è rabbia sprecata, noi siamo umani e nulla più.
Allora scriviamo, cantiamo canzoni e fantastichiamo sull’altrove perché quello ci rimane: la speranza che siano altrove. Magari un luogo dove non fai caso alla gentilezza e all’ottimismo, dove le poesie brutte sono comunque un atto di coraggio perché è coraggioso pensare che si possa imbrigliare ciò che fa rumore nell’anima in parole. E se chiudo per un attimo gli occhi – spero che il mio turno sia ancora ben distante – immagino l’altrove come una distesa di idee diverse che convivono pacificamente e poi lì c’è un trampolino, buttati che ti farai male ma sopravvivrai e sarai più forte di prima. Una banalità, ma quanto vorrei crederci anche mentre viviamo questa vita così fragile.
Sono certo, inoltre, che nell’altrove la polvere sul giubbotto non esiste, le cose vecchie non sono vecchie e tu non dovrai preoccuparti di rivoluzionare l’armadio e quanto sei bella con quel jeans a zampa di elefante. La preoccupazione del futuro è una sciocchezza lì e c’è bellezza persino in un addio, magari con sotto Frank Sinatra che canta il suo nuovo pezzo.
Sto vaneggiando, mozzico pensieri e grattugio razionalità soltanto per sentire questo cuore pesante più leggero, almeno per un minuto, almeno per un attimo, lo stesso che all’infinito continuo a vivere senza di te, che sei altrove e non altroqui.
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