La scelta prima dell’ordine

La scelta prima dell’ordine

Cara Fabiana,

mi sa che quest’anno non ritorno a casa. Lo so, quello del nostro incontro – o meglio dello scontro tra la Fabiana del passato e quella del presente – è un momento sempre molto atteso. Un evento piuttosto traumatico, un’inevitabile esplosione di emozioni, considerazioni, riflessioni, che ci permette di fare un resoconto della nostra vita fino a oggi e per questo sempre bello. Dobbiamo, però, farne a meno, onde evitare che questa maledetta epidemia faccia ancora più danni di quelli che non stia già facendo.

Rinuncio, quindi, a incontrare te, la nostra famiglia, e rinuncio anche a incontrare la mia città, Napoli, e quella sensazione così destabilizzante che mi accompagna a ogni ritorno a casa.

Mi pesa, certo, ma, piuttosto che lamentarmi, ho pensato che sarebbe stato meglio analizzare quello che sta accadendo. E così mi sono resa conto che, parlando sempre di ritorno a casa, in questo momento storico particolare, quella che è venuta meno è la certezza di avere sempre pieno controllo di ciò che accade e, di conseguenza, poter decidere cosa fare e non fare. Mi spiego. Quando ho deciso di andare via da Napoli e trasferirmi a Parma tra i pro che mi hanno fatto propendere per questa scelta c’era sicuramente la certezza di poter ritornare nella mia città periodicamente, quando volevo insomma, e che anche le persone a me care sarebbero potute venire a trovarmi in qualsiasi momento.

Beh, ora questo è venuto a mancare, il nostro potere decisionale. Qualcun altro o qualcos’altro decide per noi, stabilisce quando muoverci o stare fermi a casa, gli orari in cui sposarsi e dove spostarsi. Un po’ come quando sei in malattia, puoi uscire da casa in determinate fasce orarie e devi prendere per forza quelle medicine che ti sono state prescritte. Lì, però, sei presumibilmente malato e il rispettare determinate regole ti conduce alla guarigione, a un benefit personale.

In questo caso, invece, o meglio nel nostro caso e in quello di migliaia di persone che per fortuna non sono state ancora – e speriamo mai – contagiate dal Covid-19, rispettare tutto ciò che è racchiuso nelle innumerevoli ordinanze da cui siamo ormai sepolti significa contribuire a una guarigione collettiva, fare una scelta per il bene della società.

Eh sì, cara mia, qui si sta parlando di altruismo che, diciamoci la verità, nella continua battaglia con l’egoismo, non è che ne esca proprio sempre vincitore. Facciamo un esempio, quello del Natale che, tra l’altro, è imminente. A Natale la Fabiana egoista vuole tornare a Napoli, riunirsi a tavola con la propria famiglia – circa trenta persone se tutto va bene – e mangiare spaghetti alle vongole, capitone, insalata di rinforzo, frutta secca e panettone fino alla morte; nel tempo rimasto incontrarsi con gli amici – in questo caso non vale il “pochi ma buoni” – e giocare a tombola fino a notte fonda. Poi, c’è la Fabiana altruista che per il bene della comunità a Natale preferisce un pranzetto romantico con il proprio compagno a Parma.

Ora, immaginando che le due Fabiana rappresentino due ipotetici comportamenti di una fetta della popolazione nazionale, secondo te cosa andrebbe a scegliere naturalmente la maggior parte delle persone? Credo che la risposta sia evidente, ma, ironia a parte, è molto probabile che proprio quella preferenza almeno per quest’anno non sia possibile sceglierla. Ci verrà imposto, non per un capriccio, ma per uscire dall’epidemia, di restare dove ci troviamo, a contatto con poche persone.

Ci verrà imposto e questa cosa, il non poter avere diritto di scelta, proprio non ci andrà giù. Oppure, potremmo dimostrarci più intelligenti – o furbi, se vi piace di più – e scegliere di restare dove siamo prima ancora che ci venga imposto. In questo caso la scelta sarebbe nostra e, ancora meglio, si tratterebbe di una scelta consapevole.

Quindi, cara Fabiana, per quest’anno non ritorno a Napoli. Non prenderla a male, la prossima volta che ci rivedremo sarà ancora più bello.

L’ambiente ricambia il favore

L’ambiente ricambia il favore

Cara Fabiana,

hai presente i buoni propositi di cui ti parlavo nella lettera precedente? Beh, oggi sono andata a correre al parco vicino casa e devo dire che è stato davvero rigenerante.

Fare sport fa bene, lo sappiamo, lo abbiamo sempre fatto anche a Napoli. Una cosa, però, è andare in palestra, in un ambiente chiuso a seguire dei corsi, altro è correre o camminare in un parco.

Se c’è una cosa che apprezzo molto di Parma è il suo un polmone verde. Ovunque si volga lo sguardo ci sono parchi, alberi, laghetti e, cosa più importante, da parte dei cittadini c’è un grande rispetto per l’ambiente.

Certo, il deficiente di turno che non ci pensa due volte prima di gettare una carta a terra non manca mai, ma in generale qui risulta molto chiaro il concetto “l’ambiente è un bene prezioso”.

Che poi l’ambiente, in questo caso la natura, ricambia anche il favore. Ormai è un anno che sono in questa città e ho riscoperto un contatto con la natura che avevo dimenticato, di cui avevo un remoto ricordo infantile, quando nel cortile di casa cercavo di costruire un riparo alle formiche o andavo alla ricerca di nidi.

 Nulla, però, a confronto della situazione attuale. Ho la fortuna di avere un giardino e, credimi, passarci del tempo a sistemarlo è faticoso, ma anche così terapeutico e istruttivo.

 Impegnarsi nella cura dell’ambiente comporta una conoscenza dello stesso. In questi mesi mi sono imbattuta in innumerevoli specie di piante e fiori, ho visto un numero imprecisato di insetti e uccelli, molti dei quali mai incontrati prima. Ho imparato che l’edera cresce e si impossessa di tutto come se non ci fosse un domani, che è bene spazzare le foglie secche e tagliare il prato almeno una volta alla settimana onde evitare un lavoraccio e che non c’è fine al numero di coccinelle e lumache che puoi trovare un po’ ovunque.

Tutto questo è divertente, come lo è recuperare un’altra abitudine della nostra infanzia: l’andare in bici. La bicicletta è il mezzo principale per gli spostamenti qui a Parma e, quindi, un altro strumento di attuazione del rispetto dell’ambiente. Certo, non è che qui si sia esenti da inquinamento atmosferico, ma scegliere di raggiungere il lavoro, la scuola, il negozio preferito o gli amici su due ruote ha un peso importante. Sia per se stessi, in quanto si è praticamente sempre in movimento, sia per l’ambiente perché si rinuncia ai gas nocivi emessi dalle autovetture e, altro problema sottovalutato, all’inquinamento acustico.

Credo di avertene parlato già in qualche altra lettera, ma una delle ricchezze più grandi di questa città è il silenzio. Anche in pieno centro, nella zona più turistica e affollata, si riesce a percepire il silenzio, merito di un profondo senso civico e, appunto, di un prediligere un mezzo di trasporto sostenibile.

Che dire, uno dei motivi principali per cui sono andata via da Napoli era il suo essere terribilmente caotica e, ahimè, poco predisposta, anche a livello strutturale, per l’attuazione di stili di vita sostenibili. Da questo punto di vista, posso dirmi soddisfatta della mia scelta.

Da quando sono a Parma sento, inoltre, di contribuire nel mio piccolo alla salvaguardia dell’ambiente molto più di prima. Una soddisfazione che, però, è facile oscurare in un attimo, accendendo la tv. Proprio ieri al telegiornale, tra le notizie principali, quella di un’Italia martoriata al nord dalle esondazioni dei fiumi a causa del cattivo tempo e al sud dagli incendi alimentati dai forti venti. Per non parlare delle notizie, sempre all’ordine del giorno, sullo scioglimento dei ghiacciai, sull’estinzione di qualche specie animale, sull’inquinamento delle falde acquifere, insomma più ingenerale sulla distruzione dell’ambiente.

Mi piacerebbe poter affermare che se tutte le città con i proprio abitanti adottassero dei comportamenti virtuosi si potrebbe fermare questa distruzione, ma non credo sia più possibile. Forse un tempo, quando i margini di recupero erano ben altri, ora, però, il discorso è molto più ampio, riguarda le multinazionali, le grandi potenze globali, a cui spetta il dovere di rimediare a un danno creato dall’uomo stesso. E comunque, anche se ciò avvenisse in maniera repentina e decisiva, credo purtroppo che il recupero totale del nostro patrimonio ambientale sia praticamente impossibile. Bisogna, quindi, sperare in un recupero parziale, sempre che chi di dovere si decida una volta per tutte a mettere da parte le proprie smanie di potere, la propria avarizia.

Ciò non vuol dire che ognuno di noi debba abbandonare le proprie buone abitudini. L’ambiente si ribella in modo catastrofico e genera morte di fronte a un’indifferenza globale, ma, ti assicuro, che se nel tuo piccolo farai qualcosa per l’ambiente, l’ambiente nel suo piccolo ti donerà qualcosa in cambio.