
North & South
Fin da bambino ho avuto una profonda passione per i giochi di strategia, dal manageriale al real time strategy passando per gli strategici a turno. Il primo titolo a cui ho giocato è stato Civilization di Sid Meyer, dove avevi l’opportunità di interpretare un personaggio storico di una nazione e costruire un impero eterno partendo dalla preistoria fino ai viaggi nello spazio. La particolarità di questo strategico era l’utilizzo dei colori per identificare le varie nazioni e una cosa che mi piaceva tantissimo era vedere il riepilogo a fine partita, dove veniva mostrato sulla cartina del gioco come i vari colori si espandevano e sparivano dal gioco. Un po’ come sta avvenendo in questo periodo, dove le regioni cambiano colore dal giallo, passando per l’arancione e arrivando al rosso. E cambiando colore, cambiano anche le regole da osservare all’interno della regione. Ma una cosa che mi ha colpito è la percezione delle persone rispetto a questi cambi e agli eventi precedenti avvenuti in determinate zone.

Una narrativa nazionale
Un altro gioco che da piccolo mi piaceva fare su Amiga 600 era North & South che riproponeva la Guerra di Secessione Americana attraverso una grafica cartoon e la possibilità di poter giocare o sotto la bandiera degli Stati Uniti d’America o degli Stati Confederati d’America. Un gioco che presentava una componente storica ed una narrativa adatta a comprendere cosa si aveva avanti. Ed è proprio di narrativa che voglio parlare.
L’Italia ha sempre avuto una narrativa particolare, distinta tra il nord e il sud del paese. Il nord come la parte produttiva e seria del paese e contrapposta al sud, dove le persone sono scansafatiche e vivono nell’ozio tutto il giorno. Negli anni questa narrativa è rimasta invariata, presentando il nord come “buono” e il sud come “cattivo”. Con i social tipo Facebook la narrativa è diventata popolare, dove tutti possono dire la propria e giudicare senza una reale motivazione. E questa cosa l’ho notata con gli ultimi eventi che si sono registrati in alcune regioni, in particolare in Campania e in Lombardia.
Eventi simili tra loro ma visti con occhi diversi, forse complice anche la distanza da queste situazioni. A Napoli le rivolte che ci sono state in vista di un lockdown proposto da De Luca, ha portato una piccola parte della popolazione a scontrarsi con le forze dell’ordine e incendiando e distruggendo ciò che c’era per strada. Questi scontri sono stati accolti sui social con svariati meme, dimostrando e narrando come Napoli sia una città che non rispetti le regole, rea di vivere costantemente nel caos e qualcuno come sempre augurando il risvegliarsi del Vesuvio.
Napoli e il Sud in generale hanno e avranno sempre una narrativa negativa, anche quando chi emigra al Nord in cerca di lavoro. Essere di giù è negativo, un marchio indelebile come la lettera scarlatta che ti segna come un ladro che si è trasferito per rubare ciò che è di diritto per chi è nato al nord.
E il nord? Nella sua narrativa sempre positiva, esce pulita (o quasi) anche quando gli eventi di Napoli si sono ripetuti a Milano, con una visione più punitiva per chi ha compiuto gli scontri e saccheggiato negozi. Perché mentre al sud si sono limitati a scontrarsi e distruggere ciò che incontravano per strada, a Milano i manifestanti hanno ben pensato di assalire anche i negozi e prendere quello che potevano. E a queste notizie ho notato come l’eterna narrativa nord/sud è sempre più viva, sempre presente e sempre di parte. Perché per le manifestazioni di Napoli, battute e affermazioni di non rispettare le regole erano all’ordine del giorno mentre per ciò che poi è avvenuto a Milano, era facile leggere di comprensione, di sopportazione a limitazioni e qualcuno forse si è anche indignato.
Ma con anni di narrativa sbagliata alle spalle, mostrerà sempre due realtà diverse. Anche ora che siamo uguali per i colori dati da una situazione d’emergenza, ci ritroviamo ad essere ancora più divisi e distanti.
E distanti non per delle norme di sicurezza, come ci propone il governo, ma per via di un sistema marcio che vive nel narrare l’Italia da due punti di vista.
E citando Giuseppe Conte
“Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci con più calore domani“
Sperando che in quel domani questa narrativa distanziante smetta di esistere.
Commenti recenti