Abbecedario di provincia: lettera A.2

Abbecedario di provincia: lettera A.2

Non rivorrei le canzoni di Natalie Imbruglia. Non rivorrei le sigarette fumate in auto perché avevamo i soldi neanche per un caffè. Non rivorrei i passi che conducevano ad un liceo troppo grande per un adolescente, troppo piccolo per chi ha sogni romanzati. Non rivorrei quel vicolo nascosto dove bere le birre perché anche i segreti di Pulcinella sono parecchio belli. Non rivorrei la gola in fiamme dopo aver fatto sesso all’aperto. Non rivorrei le discussioni con i genitori, ché tu il mondo lo vedi con occhi diversi rispetto ai loro occhi stanchi. Non rivorrei l’incertezza del tuo cuore, quando whatsapp era poco più di un’idea mentre noi due no, noi c’eravamo già e siamo morti in un attimo. Non rivorrei Hugh Grant trent’enne a far strillare chiunque fosse al mio fianco, incluso mio cugino.

Rivorrei, e soltanto ora me ne sono reso conto, la fiducia che domani sarà meglio, che domani sopravvivrò ancora una volta, che domani, cazzo, mi andrà di culo. Rivorrei, va bene anche soltanto in parte, due vecchi mandarsi a fanculo però a carte si gioca assieme. Rivorrei un mondo più lento, più a misura d’uomo. Rivorrei la speranza, quella che mi consentiva di trattenere tutto il dolore della gioventù per poi farlo esplodere in una risata senza senso, anzi sì, mica l’ho visto soltanto io quel tizio in giacca e cravatta che ha detto al marito della defunta “ci vediamo alla prossima”.

Non so cosa sia accaduto, però ho incominciato a vivere il domani come la maledizione di una strega a cui avrò fatto un torto nella mia precedente vita. E non è colpa degli anni che avanzano, come ci diciamo spesso, ma soltanto dei desideri che ad un certo punto hanno scavalcato, tra le priorità, ciò che abbiamo. Ed è diventato tutto così malinconicamente noioso.

PS: stavo dimenticando che non vi svelato la parola della settimana. Io a tutte queste parole che ho racimolato ho dato il nome di “Anni 2000” (quindi lettera A.2). C’è però chi la chiama depressione, chi invece la definisce crescita. Oppure chi ti dice che vivi nel passato e che sei rimasto un bambino stupido. Fate un po’ come cazzo vi pare.