
Note cartonate
Questa settimana parliamo di tempo, un termine che può essere accompagnato da diversi aggettivi. A volte lo consideriamo affascinante, altre lo troviamo parassitario.
Il tempo è un blues, malinconico e lento. Il tempo è un blues suonato in un locale americano, con luce soffusa e mozziconi di sigarette sparse qua e là, dove i musicisti aspettano, speranzosi, di incontrare un addetto ai lavori che possa cambiare per sempre la loro carriera. Anche oggi, un presente in cui il nostro discografico pronto a cambiare il nostro futuro è la libertà.
La speranza è che il tempo possa divenire nuovamente una sensazione gradevole, un delinearsi ordinario degli eventi e in tal senso, possiamo sperare che il tempo ritorni a somigliare ad un bel pezzo pop con la sua orecchiabilità e la sua linearità capace di renderlo gradevole ai tanti.
Un’orecchiabilità che ci riporta alla mente il pezzo di Max Pezzali “Il mio secondo tempo”, dove l’artista lombardo racconta di una seconda opportunità nella vita, di una rinascita e di un tempo nuovo. Così il tempo si trasforma in un fattore interstiziale, tra il vero ed il mistico.
«Perché io un po’ mi sento come all’inizio dello show
Perché è il mio secondo tempo e io voglio godermelo
Perché io, spero tanto che sia splendido».
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