
Riorganizzare il tempo friabile
Parlare del tempo e di come ciascuno di noi se l’organizza potrebbe essere l’occasione di riprendere un argomento trattato qualche mese fa in questa rubrica all’interno dell’articolo “Il tempo fruibile in tempi friabili”. In quella sede si arrivò alla conclusione per cui la percezione individuale del tempo è data dal contesto entro cui ogni persona vive e che la friabilità del tempo stesso potrebbe essere una conseguenza del tentativo di vivere il tempo a velocità inadatte sulla base delle opportunità fornite dallo spazio in cui si vive nella realtà concreta.
L’organizzazione del tempo, quindi, deriva direttamente dal modo in cui il tempo stesso si percepisce e, partendo dal presupposto creato in precedenza, bisogna tenere conto dello spazio e della velocità necessaria a precorrere lo spazio che ci circonda per arrivare ad una organizzazione efficace del nostro tempo. La pandemia globale e le restrizioni delle libertà individuali che, da ormai un anno a questa, accompagnano lo scandire delle ore ha modificato per forza di cose l’organizzazione del tempo di ciascuno. Secondo i presupposti creati nell’articolo precedente, quindi, si potrebbe concludere che chi ha saputo cogliere la giusta velocità di crociera ed ha avuto prontezza nell’individuare lo spazio individuale utilizzabile, è riuscito ad organizzarsi il tempo in un modo che ha sollevato l’individuo da un peso piuttosto che aggravare la condizione di parte oggettivamente limitante; probabilmente, la differenza tra chi afferma che “con la pandemia ed il lockdown ho avuto l’opportunità di scoprire nuove passioni e rispolverarne di sopite” e chi dice che “la pandemia e il lockdown ha creato nient’altro che svantaggi, ho dovuto riorganizzare totalmente la mia vita” non si limita alla sola contrapposizione tra una visione ottimistica e un’altra pessimistica della realtà attuale. La differenza consiste, dal punto di vista della fruibilità del tempo, nella percezione friabile, la prima, e friabilissima, la seconda, della realtà. Il frutto della prontezza ad individuare lo spazio da riorganizzare ed a scegliere di abbassare le aspettative (la velocità di crociera) relative al tempo presente in luogo di una caparbia scelta di provare a fruire del proprio tempo “come nulla fosse accaduto”, provando a normalizzare un evento unico nella storia recente dell’umanità.
La modalità di riorganizzare il proprio tempo ha sicuramente avuto ripercussioni sul modo di concepire il futuro e, perché no, di vedere il passato, l’ambiente e la propria vita in generale. L’organizzazione del tempo, d’altra parte, è un pallino fisso della teoria psicologica; basti pensare che anche la filosofia se ne occupa da ormai migliaia di anni e che la psicologia è una sua discendente diretta. Uno dei maestri del grande capostipite della psicoanalisi è stato Pierre Janet; uno dei concetti che ha lasciato alla comunità scientifica e che, nel tempo, ha ricevuto innumerevoli rivisitazioni alla luce delle scoperte ma che ha mantenuto un nucleo originario intatto è quello di presentificazione. Secondo Janet, gli individui costruiscono la realtà intorno a sé stessi formando nella propria mente una rappresentazione del momento presente attraverso due operazioni: agire volontariamente sugli oggetti intorno a sé e focalizzare, di conseguenza, l’attenzione tanto sulla realtà esterna quanto sui propri pensieri. La mente individuale tende naturalmente a vagare tra la dimensione di ciò è accaduto in passato, e ciò che accadrà in futuro, per cui è necessario sforzarsi per focalizzare la propria attenzione su ciò che attualmente ci circonda e poterci agire su.
Dando questi ultimi concetti come assodati, quindi, ci si rende conto che è mentalmente più semplice e veloce pensare a quando tutto sarà passato o quando tutto era come prima; magari, però, in questo modo si rischia di vivere la pandemia ad una velocità eccessiva (tipo quelli che non rinunciano nemmeno a un millesimo della loro socialità e continuano ad assembrarsi, secondo la nuova terminologia pandemica) o eccessivamente lenta (come chi si bunkera in casa e non esce manco per fare la spesa) e si riorganizza il tempo a disposizione in un modo che genera ansia, depressione e altri mostri nella mente. Chi si sforza di presentificare a sé stesso la friabilità oggettiva del presente e modera adeguatamente la velocità con cui vive lo spazio ristretto dal lockdown pandemico, forse, organizza il proprio tempo in modo più fruibile e sano, riuscendo a trovare opportunità di crescita anche in momenti drammaticamente complicati come quello attuale.
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