Oltre la frontiera

Oltre la frontiera

Mentre timidamente la pandemia ha iniziato a regredire, i media hanno ricominciato a discutere di frontiera. Nello specifico, prendendo spunto dall’arrivo di migranti sulle spiagge della Sicilia, è stato riproposto il dilemma storico: “Aprire o non aprire?”. Anche noi ci siamo interrogati sul significato di frontiera e ci siamo resi conto che probabilmente ogni giorno, con i nostri occhi, assistiamo all’innalzamento di muri e probabilmente non facciamo neanche chissà cosa per abbatterli.
Ecco, il tema di questa settimana è piuttosto complesso: proveremo a ragionare su cosa sia nella nostra quotidianità una barriera e cosa proviamo fare per abbatterla. Ci siamo resi conto, infatti, che è piuttosto pretenzioso parlare di “frontiera” sul piano nazionale evitando di osservare cosa accade nelle nostre realtà locali. Sarebbe importante mettere in campo azioni e pensieri efficaci al fine di ridurre in macerie le barriere che frapponiamo, magari, tra un quartiere e l’altro. Oppure tra le famiglie appartenenti al ceto borghese e quelle un po’ più umili. Forse, e diciamo forse, iniziano a combattere i muri delle nostre città riusciremo a diventare anche un po’ più accoglienti verso gli altri popoli.
Insomma, non sarà semplice riflettere sulle barriere che viviamo ogni giorno, anche perché in fondo incutono timore, paura, a tratti vigliaccheria. Però ora è il momento del coraggio.

La cartolina

La cartolina

L’ultimo lavoro di Bernardo Bertolucci è stato un corto di un minuto e mezzo
Una passeggiata nelle sue strade di Roma
Su una sedia a rotelle
La sua
Voleva mostrare le mille difficoltà che ha un disabile a muoversi
Voleva mostrare cosa significa sentirsi emarginati perché sul tuo tragitto manca un marciapiede
O una discesa
O un posto auto dedicato
Voleva mostrarcelo da disabile
Lui che ha girato il mondo senza porsi mai alcun limite
Quel limite lo ha trovato sotto casa
A Trastevere
Quel limite che incontrano tutti i disabili
Quell’emarginazione che continua ad essere un’ offesa
Che io vedo ovunque
Che mi rattrista
“Scarpette rosse”
Irpinia 2021

Play flying inside

Play flying inside

Notte di Beddoes
J. Arabia

Come un enorme Uccello che s’interpone
tra il sole e la specie,
arriva l’antica notte
con il suo occhio rannuvolato
e le sue gelate di granchio.

La stessa notte di Caedmon,
in cui i fuggitivi trovarono riposo.
La stessa notte di Blake,
in cui i lupi e le tigri ulularono
sperando d’incontrare il loro destino.

Cade con una vista accecante.
cade sugli uomini selvaggi
che cantarono e ballarono sulla
baia verde, le coste del loro andare.

La stessa notte di Whitman,
in cui descrisse le pallide
facce degli emarginati.
La stessa notte di Beddoes
che lanciò sul mondo il suo piumaggio di nebbia.

 

L’emarginazione che non si vede

L’emarginazione che non si vede

Quella appena trascorsa è la seconda Pasqua vissuta in una condizione anomala. Stavolta, però, non vogliamo scrivere di privazioni o mancanze, bensì vorremmo porre l’attenzione su quello che dopo un anno è diventato un fenomeno eccessivamente diffuso: l’emarginazione e la vita vissuta ai margini. Un fenomeno che, con le sue dovute eccezioni, possiamo definire intergenerazionale ed interclassista.

Quello che maggiormente colpisce è l’ambivalenza dello stesso: infatti la visibilità di alcuni fenomeni di marginalità vengono alla luce solo in seguito ad episodi violenti ed irreversibili.

Ma mentre in alcuni casi le conseguenze riescono a far emergere, seppur tardivamente, determinate condizioni di drammaticità, ci troviamo a fare i conti anche con altre forme di disagio che possono essere quello sociale, psicologico ed economico e che interessano, anche e soprattutto i più giovani delle nostre comunità.

In queste due settimane vorremmo, insieme a voi, approfondire questa tematica. Vorremmo parlare di disagio ed emarginazione, cercando di comprendere le biografie dei tanti che vivono in queste condizioni e cercare di trovare delle strade di dibattito e di discussione utili ad accendere un riflettore su un palcoscenico che solitamente resta all’oscuro, senza spettatori.

Andrea Famiglietti

Antonio Lepore