
The Mandalorian e il senso del dovere
Da un paio d’anni, in una galassia lontana lontana, vaga un misterioso personaggio con un elmo e un’armatura lucente, accompagnato da un tenerissimo esserino verde di 50 anni. Il compito dell’uomo misterioso è riportare la piccola creatura verde dai suoi simili poiché è un trovatello. In passato, i gruppi ai quali appartengono i nostri due avventurieri spaziali erano stati nemici e tra di loro c’era stata più di una guerra.
Ma l’uomo è obbligato a portare in salvo presso i propri simili il piccolo perché Questa è la Via, e non si può disubbidire alla Via. Ovviamente, per chi ancora non lo avesse capito, stiamo parlando della serie tv The Mandalorian, prima serie in live action della saga di Star Wars, la cui seconda stagione è andata in onda alla fine del 2020. Protagonista è il solitario Mandaloriano Din Djarin, un cacciatore di taglie che vaga per la galassia catturando criminali e fuggitivi. All’inizio della prima stagione gli viene affidato il compito di catturare e consegnare a un vecchio funzionario dell’ormai decaduto Impero galattico (le vicende della serie si svolgono 5 anni dopo Il ritorno dello Jedi e quindi dopo la vittoria della Ribellione, ma The Mandalorian ci mostra che l’Impero esiste ancora, anche se non come organismo unitario) una persona di 50 anni.

Quando Din individua la taglia, si trova di fronte un minuscolo esserino verde, indentificato da tutti come Baby Yoda (data la sua somiglianza con lo Yoda dei film) ma che, nel corso della seconda stagione, scopriremo chiamarsi Grogu (pur avendo 50 anni, Grogu ha l’aspetto di un bambino perché la sua razza invecchia più lentamente). Pur consegnando Grogu all’Impero, il Mandaloriano, mosso da compassione e sì, diciamolo, da un’infinita tenerezza (chi non si lascerebbe intenerire dagli occhioni di Grogu?!) salva il piccolo alieno dalle grinfie degli imperiali, iniziando così una serie avventurosa di viaggi dello spazio.
Come detto all’inizio, la missione del Mandaloriano è di riportare Baby Yoda ai propri simili, i Jedi in questo caso. Per capire ciò, è necessario fare una piccola digressione per capire le ragioni di tale missione. I Mandaloriani sono un gruppo etnico e religioso con una forte tradizione guerriera. Essi sono suddivisi in diversi clan che seguono, anche se con qualche differenza, la Via di Mandalore, l’antenato capostipite del gruppo. La Via, una sorta di religione, prevedeva un senso del dovere al quale non ci si poteva sottrarre. La regola principale era di non togliere mai il casco in presenza di altri esseri viventi, sebbene questa regola sia stata abbandonata da alcuni clan nel corso del tempo. L’unico clan che seguiva alla lettera l’antica Via di Mandalore era la Ronda della Morte, gruppo del quale faceva parte, inconsapevolmente, Din Djarin. In caso di ritrovamento di un orfano o di un trovatello, come Grogu, il mandaloriano al quale viene affidato ha il compito di riconsegnarlo alla sua specie di specie di origine o al suo gruppo o, in caso contrario, allevarlo come un mandaloriano. Din quindi non può sottrarsi dal compiere la sua missione perché «Questa è la Via», motto che viene ripetuto come un mantra e al quale si deve obbedire. Una pratica questa che è intuitivamente inscrivibile all’interno della famiglia delle etiche deontologiche.

La deontologia è quella branca dell’etica che studia le azioni doverose e la loro codificazione. Per le etiche deontologiche il giudizio morale verte sulle azioni compiute e queste vengono giudicate in base o meno alla norma prescritta. Di conseguenza, il modello di comportamento generale che le etiche deontologiche prescrivono è la conformità al dovere prestabilito. Una prima strategia prevede di seguire il proprio dovere qualunque siano le circostanze e le conseguenze delle proprie azioni. Questi tipi di comportamento sono spesso a fondamento religioso e richiamano il vecchio adagio fiat iustitia, pereat mundus (sia fatta giustizia e vada pure in rovina il mondo).
Una seconda strategia, introdotta dal filosofo inglese William David Ross, è quella che prevede delle azioni che è doveroso compiere per se stesse. Secondo Ross, la nostra moralità è orientata da una serie di principi che implicano una serie di doveri tra i quali il non uccidere, il mantenere le promesse, l’essere giusti, ecc. Questi sono comportamenti che è doveroso compiere non perché siano azioni comandate da qualcuno o per le buone conseguenze che producono ma per il tipo di azioni in sé. Tuttavia, per il filosofo inglese, pur essendoci delle azioni che intuiamo come doverose, non sempre la vita reale ci indica l’evidenza delle opere che dobbiamo compiere. In altre parole, Ross rifiuta l’idea che ci sia una scala di valori gerarchica o che vi sia un dovere che prevale su tutti gli altri. La vita ci può presentare una serie infinita di eventi nei quali è facile imbattersi in conflitti valoriali. Io prometto, ad esempio, di incontrare un amico a una certa ora ma mentre sto per uscire il mio vicino di casa mi chiede di accompagnarlo all’ospedale perché non sta bene. Se io accompagno il mio vicino all’ospedale non è perché io abbia seguito una scala gerarchica di valori ma perché in questa specifica situazione intuisco che questo è il mio dovere attuale. In determinati momenti, le mie azioni seguono un certo tipo di praticità e un certo tipo di sensibilità morale.

In una condizione simile si ritrova anche Din Djarin. In una puntata della seconda stagione, il Mandaloriano, trovandosi in un momento di estrema difficoltà, è costretto a togliersi l’elmo per poter salvare Grogu. Egli è obbligato quindi a togliersi il casco, contravvenendo al dogma di non toglierselo mai, ma solo per salvare il suo piccolo verde amico. Perché sì, Questa è la Via, ma a volte sono necessarie delle deviazioni.
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