
Abbecedario: lettera M
Ad un tratto mi sorride in mente il ricordo di quella ragazza dolce che si infilò una Winston in tasca per fumarla di nascosto. E la sua paura di romperla é la stessa che provo io quando nascondo quello che sono alle persone a cui voglio bene (soprattutto per la paura che in qualche modo possa deluderli). E quindi sarà il tempo brutto oppure l’aumento improvviso di virologi ma ho deciso di confessarvi quello che sono veramente (o almeno una piccolissima parte). La parola (anzi due) di questa settimana è la M di Me stesso.
Odio le luci natalizie. Soprattutto quelle di Salerno. Osservare tutto quel casino di gente entusiasta per così poco mi fa salire l’invidia e mi viene spontaneo, quindi, pormi una domanda: ma solo io per essere entusiasta pretendo chissà cosa? Amo il silenzio, stendermi sul letto, magari con te accanto o anche da solo, e non avere l’ansia di chiedere come sia andata la giornata. In quel momento vorrei soltanto che il mondo e tutte le sue cattiverie rimanessero fuori da quella porta sgangherata. Non sopporto scegliere i locali in cui andare a mangiare. Incamminiamoci, non roviniamo la magia di sentire il brividino del destino. E poi se mangiamo di merda, pazienza! Quanto é fondamentale la pazienza, ma questa é un’altra storia.
Adoro, invece, quando mi accarezzi dopo una stronzata che ho fatto e in quegli occhi tuoi posso leggere “ti ho scelto perché le tue stronzate sanno di bellissima adolescenza”. Odio quando un amico mi rimprovera di essere stato assente per troppo tempo, che poi io vi vedo tutte le sere assieme, voi grandi amici, con quei cazzo di cellulari che brillano manco fossero tutte stelline di San Lorenzo (che secondo me sono una leggenda metropolitana visto che non ne ho viste mai neanche mezza). Voi siete il mio cuore, e avete ragione, ma io preferisco assaporare lentamente la felicità che solo voi mi spiegate perfettamente (e poi sono anche un pigro schifoso in campo sentimentale).
Mi piace tornare a casa, almeno una volta al giorno. Sapere che ogni cosa sta lì al suo posto e capire che per quanto possa andare via, il profumo di casa lo riconoscerò sempre (anche se ultimamente il forte inquinamento mi sta mettendo in seria difficoltà). Poi odio la domenica sera -la causa probabilmente è da attribuire al lunedì scolastico- ed esco pazzo per il sabato mattina che scendo dal letto e mi immagino trasformarmi in un giocatore di rugby applaudito da tutto il pubblico (lo so che non ha senso come immagine ma credo siano applausi per essere sopravvissuto ad un’altra settimana di schifo).
E non so perché alle persone a cui voglio bene queste cose e tante altre le nascondo: in fondo basterebbe dire loro “Non mi va di uscire a bere una cosa, mentre se mi prepari un piatto di pasta ti abbracceró fortissimo anche se il contatto umano….”.
E allora facciamoci una promessa: cioè quella di fumare quella sigaretta all’aria aperta, in mezzo al casino. Chi vorrà resterà, anche se avremo il sapore di bruciato, anche se sappiamo che siamo fatti soprattutto di sbagli e di stranezze. Ad esempio sperare che domani andrà meglio quando la giornata è stata triste, proprio come una qualsiasi serie tv divertententemente drammatica (vi assicuro che quando sono triste non mi immagino in un bar di New York a bere caffè mentre fuori piove leggero ed una bella ragazza mi sorride, così, all’improvviso).
Canzone che consiglio: Max Gazzè– Splendere ogni giorno il sole
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