
W il politicamente corretto! Abbasso il politicamente corretto!
Negli ultimi tempi sui social e al di fuori di essi si è parlato e discusso spesso del pensiero dietro al politicamente corretto, se sia giusto o meno e se questo concetto ci porti ad una sorta di censura. Non è una questione di giusto o sbagliato ma semplicemente bisogna considerare diversi fattori e i contesti in cui si vuole applicare e discutere; il politicamente corretto inizia ad essere simile al concetto di normalità, ovvero non esiste come pensiero condivisibile da tutti. Perché paragono la normalità al politicamente corretto? Navigando tra i social e confrontandomi con altre persone, mi sono reso conto che non esiste un concetto unico e accettato da tutti di politically correct!
Negli ultimi anni è stato possibile osservare diversi casi in cui questo concetto è stato applicato e come il pubblico ha reagito a queste decisioni. Però bisogna precisare un aspetto che spesso viene dimenticato: il politicamente corretto è nato prima come movimento ideologico delle università americane che proponeva la riduzione di termini offensivi nei confronti delle minoranze ed oggi si è evoluto in un processo inclusivo, sia a livello lessicale che in opere e prodotti culturali.
LUI, LEI, LORO
La base del politicamente corretto è l’inclusività di quelle categorie di persone che normalmente non vengono considerate, escluse ed emarginate. Fin qui il discorso regge ed è ciò che dovrebbe diventare normale, cioè accettare il prossimo e il diverso. Ma la situazione cambia nel momento in cui l’inclusività diventa obbligatoria per determinate situazioni, che cercherò di spiegare più avanti. Rimaniamo per un attimo nella sfera sociale prima di trasferirci in quella della mediologia.
Per me è importante separare e definire al meglio questi due aspetti del politicamente corretto, poiché è facile perdersi ed essere fraintesi.
Sono per l’inclusività sociale, per non lasciare nessun individuo privo di diritti e per il rispetto verso il prossimo; mi è capitato di parlare con diversi interlocutori dell’utilizzo dei pronomi, per esempio, e ho notato come una questione così “semplice” non sia presa seriamente. Elliot Page qualche mese fa ha fatto coming out definendosi un transgender, non-binario e di preferire lui/loro come suoi pronomi e nonostante questa sua decisione è possibile ancora leggere persone che lo chiamano con il suo deadname, il nome che la persona aveva alla nascita, Ellen Page; questa questione fa parte del politicamente corretto e dell’inclusività? Sì. Ora l’evento riguarda un attore, un personaggio famoso che con questo suo coming out ha portato all’attenzione la maggior parte dei media ad affrontare questo argomento ma prima di questo evento, almeno per me, era difficile reperire informazioni su un qualcosa di così delicato e importante.
BIANCO, NERO E GIALLO
Il politicamente corretto non va ad influenzare solamente la sfera sociale ma viene applicato anche nei prodotti ed eventi culturali; in questo caso l’argomento va trattato con i guanti poiché è un campo minato e basta poco per creare una polemica che va a fare solamente danno al tutto. L’anno scorso nacque una discussione riguardante Via col vento, in cui si affermava che il film mostrava contenuti razzisti e in base a questa situazione la compagnia HBO decise di rimuoverlo momentaneamente dai suoi cataloghi per poi reinserirlo con un disclaimer esplicativo del contesto storico che la pellicola mostrava e distanziandosi da qualsiasi riferimento razzista. In questo caso il politicamente corretto, per me, è stato utilizzato in modo sconsiderato poiché la pellicola riprende momenti storici realmente accaduti e che si spera non si ripetano nel futuro, inoltre va ricordato che l’attrice afroamericana Hattie McDaniel è stata la prima a vincere l’Oscar. Il caso di Via col vento non è stato l’unico, ci sono stati altri eventi, prodotti culturale e decisioni che hanno fatto storcere il naso, come per esempio la decisione di far doppiare determinati personaggi ad attori e doppiatori che rispecchino il genere e la nazionalità.
Un pensiero su questa situazione va fatto per la scelta di far interpretare il personaggio storico di Anna Bolena all’attrice di colore Jodie Turner Smith, creando una situazione controversa. Da un lato ci sta la decisione e la volontà di far doppiare personaggi di fantasia solo ad attori ed attrici che rispecchino il genere e dall’altro la scelta di forzare qualcosa che non rispecchi eventi storici. Decisioni come queste portano l’argomento del politicamente corretto ad essere visto come una sorta di bavaglio mediatico, dove le persone iniziano ad autocensurarsi per non creare problemi e non trovarsi in situazioni da cui è difficile poi uscirne; quando si parla di personaggi di fantasia e la scelta di far interpretare il ruolo ad attori “diversi” dall’origine, non ne vedo il problema poiché parliamo di prodotti culturali.
W LA DIVERSITÀ!
Tutta questa situazione mi fa pensare, in conclusione, alla serie Community dove il direttore del college di Greendale cerca di creare una mascotte perfetta, in modo tale da non offendere nessuno. Ciò che esce dalla mente del simpaticissimo Craig Pelton risulterà essere grottesco : una figura umana non definita. Ma almeno l’obiettivo di essere politicamente corretto il direttore di Greendale lo ha raggiunto!
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