
A.A.A. Istruzione cercasi. Giovane e con esperienza
Fin da bambino, i miei genitori mi dicevano che era importante studiare per trovare poi un lavoro da grande. Che lo studio ti differenziava da persone che magari non avevano avuto l’opportunità o voglia di aprire i libri sui banchi scolastici, ti portava ad un livello superiore in pratica.
Ricordo pure che da bambino quando tornavo a casa dopo la scuola, tutto felice perché il compito in classe o l’interrogazione era andata bene e
davo la notizia a mia madre la quale rispondeva con un freddo “hai fatto metà del tuo lavoro”.
Immaginate questa cosa ripetuta più e più volte, arrivi ad un punto che impegnarti nello studio ti sembra inutile, chi te lo fa fare di passare il tempo sui libri? Sei un bambino, preferisci giocare!
Gli anni del liceo
Spesso si dice che gli anni del liceo sono quelli che iniziano a formare la persona, a delineare dei pensieri concreti che verranno proiettati nel futuro, a costruire le prime vere relazioni sociali. Be diciamo che non è andata proprio così per me! Quando incontri docenti che il loro lavoro non sono capaci di farlo, che ti portano ad odiare ancor di più lo studio… Cosa si delinea? Aggiungi dei compagni di classe che ti trattano come uno diverso, uno da escludere.
Ho passato gli ultimi 3 anni del liceo a sentire il docente di matematica che mi invitava a zappare la terra, che mi ricordava ogni volta che gli andava di come si era impegnato a richiedere la mia bocciatura (cosa mai riuscita, per fortuna!) e di come non mi volesse nella sua classe. Inoltre non ha mai imparato il mio cognome, il brav’uomo.
Però bisogna studiare per distinguersi, no? Distinguersi in un ambiente che ti sembra ostile per un sacco di cose ma nonostante tutto hai trovato un piccolo spiraglio di luce e speranza. Le mie speranze furono, durante gli anni del biennio per il docente di italiano che mi fece ritrovare la voglia e il piacere nello studio e durante il triennio il professore di storia e filosofia, che mi insegnò a ragionare al di fuori dei libri e ad aprire la mente.
Che Università vuoi frequentare?

I dubbi alla fine del liceo, passioni che hai abbandonato e prospettive di cosa fare dopo arrivano e ti ritrovi a pensare : “cosa mi farà distinguere dagli altri, con quale titolo di studio avrò la possibilità di realizzarmi?“
L’idea iniziale era di iscrivermi a psicologia, mi piaceva l’idea di poter analizzare le persone e cercare di comprendere cosa avvenisse dietro i loro comportamenti, oppure Ingegneria, una sfida per me stesso e per il prof che per tre anni mi porto’ ad odiare la matematica . Poi optai per Sociologia, precisamente Culture digitali e della comunicazione.
Perché limitarsi ad una sola persona per volta, quando puoi analizzare una società intera?
Mi iscrivo, passano gli anni e mi laureo con un “lieve” ritardo alla triennale e decido di continuare con gli studi, iscrivendomi alla magistrale della stessa facoltà che ho appena frequentato: comunicazione pubblica, sociale e politica. Più studio e più capisco che l’Università non serve a distinguersi, noto come l’ambiente in cui mi trovo non serve ad aprire la mente, ad essere elastico nei ragionamenti. In fin dei conti siamo solo dei numeri e l’università diventa sempre più simile ad un’azienda, dove è importante far uscire le persone con il massimo dei voti ma spesso vuota di contenuti. Vedi persone che si laureano senza reali capacità e tu ingoi il rospo. E ripensi che l’istruzione ti farà distinguere dagli altri. Ringrazi però quei pochi docenti che qualcosa ti hanno insegnato in fin dei conti , che ti hanno mostrato che soffermarsi solo sulla copertina di un libro non necessariamente ti porta a comprendere ed apprezzare il contenuto nascosto tra le parole e i disegni.
Non c’è ne coviddi!
Perché tutto questo racconto? Per arrivare a questo, ovvero l’Italia oramai è una nazione che demolisce l’istruzione e la cultura. È un paese che si basa sull’ignoranza, sul negazionismo culturale.
Tutti hanno visto o sentito la signora affermare “non c’è ne coviddi” e di come quest’ultima abbia deciso di aprirsi un profilo instagram. Poche ore e aveva quasi raggiunto il numero di followers di Alberto Angela. Cosa significa? Invidia? No delusione!
Signori, viviamo in un paese dove se spari cazzate a destra e sinistra senza nessuna vergogna vieni osannato, vieni condiviso e a nessuno importa che intanto la cultura e l’istruzione muoiono giorno dopo giorno . Perché se invece provi a diffondere cultura, anni di studio e duro lavoro incontrerai sempre l’individuo X che negherá tutto il lavoro, i tuoi sacrifici e i tuoi sforzi. Perché in fin dei conti la colpa è pure nostra, che ci sveniamo e ci danniamo per individui che della cultura non vogliono saperne nulla. Per individui che alla fine basta il meme e sono contenti così.
Perché in fin dei conti, l’istruzione ci fa distinguere. Ma non ci fa riconoscere in ua società che l’istruzione non la vuole.
Commenti recenti