La banale necessità di passeggiare

La banale necessità di passeggiare

Allora sarò sincero: mi rompevo il cazzo di passeggiare per Avellino, magari ascoltando distrattamente due o tre fattarielli sul passato della città in cui sto sprecando quelli che in teoria dovrebbero essere gli anni migliori della mia vita. Ed invece, come accade nei film più banali, mi sono ricreduto. Non subito, perché la salita per arrivare a scorgere la torre dell’orologio, almeno per il mio fisico incerto, è risultata piuttosto pesante. Ma passo dopo passo, però, le storie raccontate dagli amici delle Acli di Avellino e da Massimo Vietri ed i dettagli aggiunti a turno dai presenti mi hanno fatto scattare qualcosa del tipo: “Ma fino ad ora dove ho vissuto?”. Forse potrei argomentare questa provocazione lanciata a me stesso con la fretta con cui viviamo nervosamente la nostra città oppure con la noia che spesso ci convince a trascorrere la serata nello stesso bar di sempre e accantonare quella meravigliosa curiosità che dovrebbe animare il cuore di ognuno di noi.

È stato tipo scendere un giorno con la ragazza di anni e ascoltarla per un minuto lunghissimo senza schiacciare compulsivamente lo schermo del cellulare ed evitando di pensare al sesso. All’improvviso potresti ritrovarti a scoprire nuovi dettagli, magari trovare anche la risposta al suo desiderio di sorridere anche quando le cose vanno male, che poi secondo me è l’attuale stato d’animo di Avellino.

Io mica mi ero mai soffermato a riflettere su queste strade calpestate miliardi di volte ed è stata colpa mia. Per fortuna, a volte, mettiamo da parte la pigrizia e ci fidiamo di una semplice camminata e all’improvviso ti sorprendi a sorprenderti per una fotografia della tua città che i tuoi occhi non avevamo mai scattato (mi perdonerete il periodo non proprio fluido ma sto soffrendo eccessivamente il caldo di questi giorni). Quindi, vorrei complimentarmi con gli amici delle Acli di Avellino perché ci hanno “costretto” a passeggiare lentamente almeno per un pomeriggio.