Ci sono pochissimi mostri che meritano la paura che ne abbiamo.
[Il est bien peu de monstres qui méritent la peur que nous en avons].
André Gide
– Ma teee… perché quest’estate non andiamo in Scozia? Pensa il lago di Lochness, vanno tutti lì per vedere il mostro.
– Sì, ma perché ce lo devo portare io!
Stefano Bellani
S.O.S. I MOSTRI UCCIDONO ANCORA
TITOLO ORIGINALE:Island of terror ANNO: 1966 DURATA: 88’ versione originale, 76’ versione italiana GENERE: fantascienza REGIA: Terence Fisher SOGGETTO: Edward Mann e Al Ramsen SCENEGGIATURA: Edward Mann e Al Ramsen PRODUZIONE: Regno Unito CAST PRINCIPALE: Peter Cushing, Edward Judd, Carole Gray. Eddie Byrne, Sam Kydd, Shay Gorman.
Possiamo iniziare e, volendo, terminare direttamente con questo link che vi rimanderà alla versione integrale del film in italiano con i sottotitoli solo per gli otto minuti non presenti nella versione italiana.
Potrete guardare S.O.S. I mostri uccidono ancora senza leggere approfondimenti o note, semplicemente per la curiosità di farlo senza pensieri precostituiti, con l’unica certezza che con il cinema di genere – di solito – l’intrattenimento in un modo o nell’altro sarà assicurato, al motto di basso budget/alto divertimento.
Per i più audaci, dopo questa sezione proseguirò con l’abituale schema impazzito dei miei articoli (poco nascosto tra le righe troverete un mio “super” consiglio) e finalmente, in calce, con la solita pizza.
TRAMA (GIUSTO IL MINIMO SINDACALE)
Isola irlandese di Petrie, abitanti e animali iniziano a morire in circostanze misteriose. Giunti sul luogo per investigare, il dottor Brian Stanley (Peter Cushing) e il dottor David West (Edward Judd) faranno una macabra e terrificante scoperta…
APPROFONDIMENTI E CURIOSITÀ (MENO DEL MINIMO SINDACALE, GIUSTO PER GIRARCI INTORNO)
S.O.S. I mostri uccidonoancora fa parte di un sotto filone fantascientifico (a volte a tinte horror) legato alle isole, quasi sempre piccole, inospitali e da cui difficilmente si può fuggire. Chi di noi non avrebbe paura nel restare isolato in un ambiente ostile, misterioso… circondato solo dall’acqua? Non vi nascondo che sono davvero molto affezionato a questo film, ogni tanto lo rivedo e tutte le volte ne resto sempre affascinato.
La pellicola viene diretta dal leggendario regista che ha reso celebre la Hammer Film Productions, Terence Fisher (Dracula il vampiro, 1958), questa volta affiancato da una produzione differente da quella citata. Il budget è risicato, ma qual è la novità per prodotti del genere? In fin dei conti basterà evitare di giudicare qualche dialogo naif e l’uso della gommapiuma per gli effetti. Tutto il resto ha una resa ottimale, iniziando dalle atmosfere in cui c’è un crescente senso di inquietudine, passando per il finale ad alta tensione, per terminare con la solita magnifica prestazione del nostro amato Peter Cushing. In poche parole, un film fantascientifico con tutti i crismi, un classico del genere, inserito in un particolare momento storico del Cinema inglese dei Sessanta.
Nota per i collezionisti: il film è stato rimasterizzato dall’originale in 35mm in un magnifico formato blu-ray, ma anche la versione italiana in dvd non è male. Collezionista avvisato…
ALTRE PELLICOLE, QUELLE CON UN PO’ MENO VISIBILITÀ, AMBIENTATE SU UN’ISOLA
L’isola (2006, Pavel Lungin), L’isola misteriosa (1929, Benjamin Christensen, Lucien Hubbard e Maurice Tourneur), Dinosaurus! (1960, Irvin Yeaworth), Doomwatch – I mostri del 2001 (1972, Peter Sasdy), Il mistero dell’isola dei gabbiani (1966, Freddie Francis), Demoni di fuoco (1967, Terence Fisher), Le dee della scogliera del pescecane (1958, Roger Corman), The lighthouse (2019, Robert Egger), Il continente scomparso (1951, Sam Newfield).
…e poi c’è questo FILM INCREDIBILECHE TUTTI GLI APPASSIONATI, ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA, DOVREBBERO VEDERE (ma solo nella versione non censurata): THE WICKER MAN (1973, Robin Hardy). Perché se vi è piaciuto Midsommar – Il villaggio dei dannati (2019, Ari Aster), troverete il film di Hardy ancora più interessante, non fosse altro perché il film del 2019 ha tratto più di uno spunto da The Wicker Man.
IL TRAILER ORIGINALE (PER CONVINCERVI)
PIZZA TIME: E VOI, SAPETE IMPASTARE?
Non essendo così sicuro delle vostre capacità in cucina, vi lascio a un tutorial (per principianti) su come creare l’impasto perfetto per le vostre pizze fatte in casa. Perché se la vostra pizza non avrà la giusta consistenza, con cosa accompagnerete la visione del film oltre che con qualche birra? Le patatine non bastano, credetemi!
Non il sonno ma l’insonnia della ragione genera mostri.
Gesualdo Bufalino
Con l’estate alle spalle da qualche giorno possiamo ritornare alla formula classica, anzi anarchica, di Cinema-off e pizza. Ritorna anche un nuovo condimento del nostro alimento preferito che troverete in calce all’articolo. Per il resto, sempre la solita solfa: Vincent Price, Roger Corman, gli anni Sessanta con i suoi e i nostri mostri.
Buona lettura, buona visione e buon appetito.
LA CITTÀ DEI MOSTRI
TITOLO ORIGINALE: The Haunted Palace
ANNO: 1963 DURATA: 87 min GENERE: gotico REGIA: Roger Corman SOGGETTO: Howard Phillips Lovecraft SCENEGGIATURA: Charles Beaumont, Francis Ford Coppola (non accreditato) PRODUZIONE: Stati Uniti d’America CAST PRINCIPALE: Vincent Price, Lon Chaney Jr., Debra Paget, Leo Gordon
TRAMA (GIUSTO IL MINIMO SINDACALE)
Charles Dexter Ward (Vincente Price), accompagnato dalla bella moglie Ann (Debra Paget), si reca nella città di Arkham nel New England (…e dove altrimenti?!) allo scopo di prendere possesso del Castello… di famiglia, e che famiglia! Gli abitanti della cittadina iniziano subito a guardare attoniti la coppia perché lui assomiglia davvero tanto a qualcuno che nel 1765 – centodieci anni prima – aveva lanciato una tremenda maledizione o qualcosa di simile. Poi c’è un pozzo che nasconde un segreto legato al famigerato Necronomicon, il libro dei morti. E poi c’è un rito. E poi, e poi vi ho già scritto troppo.
APPROFONDIMENTI E CURIOSITÀ (MENO DEL MINIMO SINDACALE, GIUSTO PER GIRARCI INTORNO)
La città dei mostri è uno dei tanti film leggendari distribuiti dalla American International Pictures e diretti dal grande Roger Corman. Siamo nel 1963 (in Italia il film arriverà nelle sale un paio d’anni dopo) e Corman era già apprezzato in tutto il mondo per i suoi lungometraggi ispirati dai classici della letteratura gotica, soprattutto quelli vagamente influenzati dai racconti di Edgar Allan Poe; di questi ne aveva già diretti cinque: I vivi e i morti, Il pozzo e il pendolo, Sepolto vivo, I racconti del terrore e I maghi del terrore (tutti consigliati). Ottimi gli incassi e quindi, perché non pubblicizzare anche questo film come tratto da una poesia del nostro amico di Baltimora (Il palazzo stregato)? Ma il marketing è una cosa, mentre il soggetto e la sceneggiatura sono un’altra. Infatti, La città dei mostri è il primo film basato su un’opera di Howard Phillips Lovecraft dal titolo Il caso di Charles Dexter Ward (pubblicato nel 1941, ma scritto nel 1927). Già solo per questo varrebbe la pena di visionarlo. Conoscete Lovercraft, vero?
Vincent Price è il mattatore unico di questo film in un classico doppio ruolo. Intenso, teatrale e, come sempre, perfetto nel suo balzare senza controllo sopra e in mezzo alle righe. Nel cast anche quella vecchia spugna di Lon Chaney Jr. impegnato in un piccolo ruolo. Perfette le lugubri atmosfere che seguono una trama semplice ma d’impatto, in cui Corman è bravissimo a far trapelare dubbi, terrore e deformità. Corman anche in questa occasione gioca molto con il clima e gli oggetti a lui cari: vecchi dipinti, oscuri manieri e costumi magnificamente curati. Ma a questi aggiunge qualcosa di nuovo, una nebbia e un’oscurità che sembra perpetua, quasi a sottolineare il fato avverso che incombe sui personaggi e forse su tutti noi… Esattamente come fece, sempre nel 1963, il nostro immortale Mario Bava con il suo capolavoro I tre volti della paura (Black sabbath, per gli anglosassoni). Sarà un caso?
IL TRAILER ORIGINALE
PIZZA TIME: ITTICO È BUONO
Pizza e pesce, non è una scelta semplice per gusto personale e capacità di saperli abbinare senza rovinare la materia prima che prima nuotava nel mare o in un allevamento. Dieci secondi in più e il pesce si secca o si stracuoce. L’unica soluzione per evitare catastrofi è usare il salmone. Basterà avere una base bianca e ricordarsi di aggiungerlo fuori dal forno a strisce molto sottili. Potete anche collocare il salmone (anche affumicato) sotto un abbondante strato di formaggio per proteggerlo dalla cottura (ottimo il fiordilatte mischiato ad un po’ di yogurt bianco non zuccherato). Basterà aggiungere i tre ingredienti negli ultimi minuti di cottura nel vostro forno di casa facendo attenzione che tutto il salmone sia ben coperto.
POESIA BONUS
“Il Palazzo Stregato” (Edgar Allan Poe)
Nella nostra più verde vallata Da angeli buoni abitata, Un grandioso palazzo, ergeva la fronte. Nel regno del monarca Pensiero, Là s’innalzava! Mai spiegò serafino le ali Su dimora d’uguale bellezza! Stendardi gialli, gloriosi, dorati, Fluttuavano ondeggiando sul tetto (Ma tutto questo nei tempi andati, Tanto tempo fa) E ogni brezza che scherzava leggera, In questi giorni felici, Lungo i bastoni impennacchiati e languidi, Un alato profumo portava con sé. Chi vagava per quella felice vallata, Poteva attraverso vetrate lucenti vedere Spiriti muoversi armoniosamente Al suono di un liuto assai bene accordato, Attorno a un trono dove, seduto Porfirogenito, Nel rango che alla sua gloria competeva Il sire del regno era veduto. E sfavillante di perle e rubini Era il portale del raro palazzo, Dove a ondate fluiva e fluiva, Senza fine tra luccichii, Una compagnia d’Echi, Col grato compito sol di cantare, Con voci d’insuperata bellezza, La saggezza e l’ingegno del re. Ma spiriti malichni con abiti a lutto L’inclita proprietà del monarca assalirono. (Ah piangiamo! Che più nessun’alba Sorgerà per lui, sventurato!) E attorno alla casa la gloria Che sfolgorava e fioriva Non è che un’oscura memoria Di un tempo ormai morto e sepolto. E chi, ora, passa per quella vallata, Per le rossastre vetrate intravede Immense forme muoversi irreali Al ritmo d’una dissonante melodia Mentre, lugubre rapido fiume, Per sempre dirompe dal cereo portale Un’orrida folla che ride, Ma non sorride mai più.
È doloroso ammettere a sé stessi che non tutte le battaglie possono essere vinte. Ne conquistai la prima certezza quando, all’improvviso, non sentii più l’anima bruciare, neanche quando il momento giusto, e lo sapevo, stava lì, a portata di mano, ma semplicemente mi rompevo i coglioni persino ad accennare un timido passo in avanti. La seconda certezza, invece, la ebbi quando la voce di Tracy Chapman mi emozionò quanto Magalli.
Forse da lì a poco fui vittima di una delle prime crisi di panico perché è complesso incominciare ad intuire che qualcosa dentro di te si è rotto e che quella battaglia non puoi vincerla, almeno nell’immediato. E che tu sei stato stronzo a sottovalutare l’astinenza da emozioni.
Però non ci si deve pensare, bisogna andare avanti perché è questo uno dei dogmi che impone la società del cazzo che abbiamo contribuito a costruire. In fondo anche gli amici o la compagna pensano che si tratti di una tristezza passeggera oppure, nel peggiore dei casi, che sei pigro, uno scansafatiche. E tu torni a casa e con la testa tra le mani li maledici uno ad uno perché non sanno che da un po’ di tempo convivi con mostri che, però, non spuntano dall’armadio, ma da dentro di te. E soltanto tu senti la loro asfissiante voce con cui ti convincono che è giusto fermarsi, allontanare tutti e che in fondo questa vita non è niente di speciale. Figurati quella di uno sfigato che ha fallito ogni appuntamento.
La depressione ti costringe a mentire ogni santissimo giorno, a reprimere ogni capriola del cuore, a fare cose di cui ti vergogni nei rari momenti di lucidità e non puoi confidarlo a nessuno e quindi il mondo ti scivola addosso e poi c’è qualcuno che ti parla ma tu hai il cervello spento perché vuoi ritornare a casa che là fuori hai paura e poi allunghi la mano sperando che qualcuno affoghi insieme a te. Un vortice di disperazione e schifezze da cui non potrai mai più allontanarti.
Come accade nei migliori film horror, però, il mostro avrà un momento di distrazione e tu ne devi approfittare per scappare. Nel mio caso fu rivedere una vecchia foto di me in cui andavo fiero della mia immancabile immaturità. Non so perché, ma provai un sentimento di tenerezza verso me stesso: avevo perso ma quella ferita si sarebbe cicatrizzata.
E come un bambino adesso sto reimparando la vita. Per esempio, ieri ero felice di indossare una maglia nuova. E Magalli adesso lo skippo.
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