Siamo in ballo, balliamo! Oggi la realtà ci fornisce un dancefloor con diverse zone, ognuna con un suo ritmo, la sua musica e un… colore differente nello spettro che va dal giallo al rosso, passando per l’arancione. Che culo! Ma visto che qui siamo in uno spazio dedicato al Cinema (e alla pizza da mangiare durante le nostre visioni casalinghe) dobbiamo interessarci unicamente della zona cult, dove non ci saranno colori a farci preoccupare.
Di seguito, nel corpo dell’articolo, oltre ai miei deliri controllati troverete anche il film completo. Buona lettura, buona visione e buon appetito (per i fortunati che mangeranno pizza).
Come mia abitudine di seguito riporto un brevissimo video introduttivo. In questa occasione il filmato proverà a spiegarvi in soli novanta secondi cosa s’intende quando si parla di “zone”.
LA ZONA MORTA (THE DEAD ZONE)
ANNO: 1983
DURATA: 100 min
GENERE: thriller, dramma
REGIA: David Cronenberg
SOGGETTO: romanzo omonimo di Stephen King
SCENEGGIATURA: Jeffrey Boam
PRODUZIONE: Stati Uniti d’America / Dino De Laurentiis
CAST PRINCIPALE: Christopher Walken, Martin Sheen, Tom Skerritt, Brooke Adams
TRAMA (GIUSTO IL MINIMO SINDACALE)
Risvegliatosi dopo aver passato cinque anni in coma a causa di un incidente, Johnny Smith, giovane professore di letteratura, scopre di possedere un oscuro e inquietante potere che gli consente di ‘vedere’ il futuro delle persone con cui entra in contatto fisico. Ma quello che in principio Johnny aveva considerato come un dono misterioso, ben presto si rivelerà qualcosa di decisamente diverso.
APPROFONDIMENTI E CURIOSITÀ (MENO DEL MINIMO SINDADACALE)
La zona morta viene licenziato nel 1983, periodo in cui al Cinema si erano già viste alcune pellicole ispirate dai racconti o dai romanzi di Stephen King (anche in tivvù con delle mini-serie). Solo nell’anno citato uscirono Cujo, Christine – La macchina infernale e un paio di cortometraggi. Cronenberg, regista per molti “complicato” nella sua originalità, questa volta ne approfitta per rilassarsi e farsi trascinare dalla forte corrente dell’ottimo romanzo omonimo di King; così, senza troppi sforzi creativi ma con grande professionalità, dirige un cast d’eccezione attraverso una storia che potrebbe vagamente ricordare le atmosfere di alcune delle puntate più psicologiche di Ai confini della realtà.
Tra i maggiori pregi de La zona morta – girato nei pressi delle cascate del Niagara – va indicata proprio la storia di King che in questa occasione non perde di potenza e contenuti. Il romanzo s’incentrava soprattutto sulla solitudine e la disperazione del protagonista, ciò affiora bene anche nella pellicola del regista canadese (grazie a un superbo Christopher Walken). Inoltre, e qui mi rivolgo a chi ha letto il libro, le immagini riprendono praticamente l’80% del contenuto del libro. A questo punto mi chiedo: chissà se all’epoca hanno dovuto minacciare di morte Cronenberg per impedirgli di cronenberghizzare la vicenda ideata da King? La leggenda narra di un braccio di ferro tra Dino De Laurentiis (il produttore) e il regista in merito ad alcune scelte sul film e all’influenza che avrebbe dovuto avere lo scrittore del Maine in fase di pre-produzione. Ve lo riporto perché è sempre bello il gossip.
Un film importante nella sua simulata semplicità, in cui potrete notare come sono rilevanti certi ancoraggi cinematografici alla realtà mentre si mostrano scene in cui molto appare come fantastico e impossibile.
Quasi dimenticavo, sempre nel 1983 Cronenberg dirige anche Videodrome e “scusate se è poco”! Fossi in voi dedicherei una serata libera alla doppietta Videodrome/Dead Zone.
FILM COMPLETO IN ITALIANO (SSSSCCCCHHHHHHH, NON LO DITE A NESSUNO)
TRAILER ORIGINALE
ALCUNI FILM (non tutti e non per forza i migliori) TRATTI DAI ROMANZI O DAI RACCONTI DI STEPHEN KING IN ORDINE CRONOLOGICO
1976: Carrie – Lo sguardo di Satana
1979: Le notti di Salem (riduzione per il cinema dell’omonima serie tv dello stesso anno)
1980: Shining
1982: Creepshow
1984: Grano rosso sangue
1985: Unico indizio la luna piena
1986: Stand by Me – Ricordo di un’estate
1989: Cimitero vivente
1993: La metà oscura
1999: Il miglio verde
2007: The Mist
2017: La torre nera
Interesserà a pochi, ma il mio preferito tra quelli di “seconda fascia” èUnico indizio la luna piena.
Dentro, fuori, dentro, fuori, dentro, fuori, dentro, fuori… il nostro cervello, la nostra vita, le nostre città, la nostra famiglia, la nostra casa…
…e ora, uno stacchetto musicale rilassante prima di riprendere con il film.
…per l’angolo della cultura, alcune definizioni del termine Vivarium sulla Treccani (ma leggendo si potrebbe sfiorare lo spolier): https://www.treccani.it/vocabolario/vivaio/
VIVARIUM
ANNO: 2019
DURATA: 94 min
GENERE: Sci-fi, dramma, thriller
REGIA: Lorcan Finnegan
SCENEGGIATURA: Garrett Shanley
PRODUZIONE: Irlanda, Belgio, Danimarca
CAST PRINCIPALE: Imogen Poots, Jesse Eisenberg, Jonathan Aris
TRAMA (GIUSTO IL MINIMO SINDACALE)
Gemma e Tom, giovane coppia in cerca di un appartamento dove poter iniziare una vita insieme, visitano un’agenzia immobiliare gestita da uno strano individuo. L’agente immobiliare li invita a vedere un quartiere appena edificato chiamato Yonder e situato nei pressi della periferia cittadina. I ragazzi accettano, lo seguono e si ritrovano a dare un’occhiata alla villetta numero 9…
APPROFONDIMENTI E CURIOSITÀ (MENO DEL MINIMO SINDADACALE)
Vivarium è un film che consiglio a chi apprezza particolarmente le atmosfere alla Black mirror. Ma se siete appassionati di Black Mirror allora probabilmente amate anche Ai confini della realtà (Twilight zone), bene allora ve lo consiglio di nuovo anche se vi piace solo quest’ultima “serie”. Ma se non apprezzate o conoscete né Black Mirror né Twilight zone, oltre al fatto che siete delle brutte persone, vi suggerisco lo stesso questo film perché magari siete solo fan di David Lynch. Ora dovrei continuare a biasimare un bel po’ di voi che state leggendo, ma ho appena deciso di non farlo perché oggi è il vostro giorno fortunato; preferisco farvi concentrare nella ricerca e visione di Vivarium stimolando la vostra curiosità. Si tratta di un’opera geometrica, a tratti disambigua nella narrazione, ma abilissima nel creare disagio e pensieri di varia natura. Ma i paragoni iniziali sono solo un indizio di quello che vi aspetta, il film contiene molto di più di un sano e inquietante spirito sci-fi. Vi farà viaggiare dentro e fuori la società, attraverso la concezione di famiglia moderna, ma soprattutto (usando la famiglia come pretesto) darà voce e immagini all’oscurità e all’orrore classico delle tematiche letterarie di Lovercraft. Durante la visione potrete sbizzarrirvi a ricercare e decifrare le metafore disseminate da una buona sceneggiatura e dalla “precisa” regia (un’altra cosa utilissima a creare disagio). E poi, giunti alla fine del film, vi consiglio di ripensare alle immagini iniziali sui titoli di testa. Così giusto per chiudere uno dei tanti cerchi che apre il film. Ora tappatevi le orecchie, inizio ad aver fame! (questa la capirete solo a fine visione)
TRAILER? MA ANCHE NO!
Evitate qualsiasi trailer ci sia in circolazione. Ne ho visti tre e tutti rovinavano un bel po’ di “sorprese” contenute in Vivarium.
VISIONI (S)CONFINANTI, ALTERNATIVE O RANDOM (SENZA DIRLO AL SINDACATO)
Freaks (2019, Adam Stein, Zach Lipovsky), Ex Machina (2015, Alex Garland), L’invenzione di Morel (1974, Emidio Greco), Arrival (2016, Dennis Villeneuve), Sesso in testa (1974, Sergio Ammirata).
Non mi piace assomigliare a un disco rotto che ripete sempre lo stesso ritornello, ma in questo periodo di limitazioni fisiche e morali (dovute al Covid-19) possiamo divertirci a lavorare sulle ipotesi, su cosa (e quando) accadrà, sui perché, ma soprattutto possiamo guardare lungometraggi come questo che qui di seguito verrà presentato malissimo da me medesimo.
ATTENZIONE: vi consiglio di non guardare i trailers o leggere altre trame, ne ho visionate molte che svelano troppo rovinando la visione di un film oscuramente brillante.
Spesso, quello che ci manca o ci soffoca – amore incluso – potrebbe mascherare qualcosa di diverso. Ed ecco a voi…
THE NEST – IL NIDO
ANNO: 2019
DURATA: 103 min
GENERE: Dramma/Thriller/Horror (ma sì, abbondiamo)
REGIA: Roberto De Feo
SCENEGGIATURA: Margherita Ferri, Roberto De Feo e Lucio Besana
In piena notte un uomo prende suo figlio piccolo e scappa in auto, ma finisce rovinosamente fuori strada. Salto temporale: Samuel (Justin Korovkin) è un ragazzino costretto sulla sedia a rotelle, vive quasi da recluso in un’isolata casa nobiliare situata sul limitare di un grande bosco. L’enorme residenza viene gestita da Elena (Francesca Cavallin), la severa e marziale madre di Samuel che impone al figlio e alla servitù delle bizzarre regole da seguire. Ad accudire il ragazzino, oltre alla madre, c’è anche un bizzarro medico (un “parodistico” Maurizio Lombardi) dalla personalità sfuggente (come molti altri nel film). Tutto muta all’arrivo di Denise (Ginevra Francesconi), una ragazza adolescente che inizia a sgretolare il rapporto madre-figlio e la routine da Piccolo mondo antico di Samuel usando allo scopo anche la musica (il rock è sempre una grande scoperta di ribellione, spesso impregnata di sessualità).
APPROFONDIMENTI E CURIOSITÀ (MAI COME QUESTA VOLTA MENO DEL MINIMO SINDADACALE)
(Ora mi tocca dirvi il meno possibile…)
The Nest (2019) è un film indipendente e sprezzantemente derivativo, una produzione completamente italiana che sfiora – per atmosfera e tecnica – un certo tipo di cinema internazionale (pare che sia in arrivo un remake anglosassone del film). Il regista Roberto De Feo è al suo esordio sulla lunga distanza e, ad esclusione di alcune indecisioni nei primissimi minuti, offre un contributo fondamentale alla riuscita del film insieme a una sceneggiatura attentissima ad ogni singola parola pronunciata dai personaggi nei dialoghi. Notevoli la location e gran parte del cast. Eccezionale il lavoro della costumista Cristina Audisio. Tutto è camuffato molto bene da dramma familiare mixato con l’horror gotico/psicologico classico, non tanto alla Freda o Margheriti ma piuttosto d’ispirazione inglese (il meraviglioso Suspense diretto da Jack Clayton nel 1961 potrebbe essere il paragone migliore per ambientazione e clima). Si tratta comunque di alcuni tra i più virtuosi archetipi del cinema thriller che il regista ha studiato e sa come usarli al meglio. Quindi l’atmosfera di genere c’è, è innegabile, ma i contenuti sono ben altri e lungi da me specificarli qui. Il film vi accompagnerà verso quelli che sono gli tessi dubbi e il medesimo senso di oppressione dei protagonisti, con la possibilità di aggiungere ulteriori ipotesi su ciò che sta accadendo o accadrà. Intelligente e didattico l’uso della musica nel film per come racconta un movimento, una transizione. Si passa dalla musica classica di Samuel, la sola permessa dalla madre, alla musica rock quasi contrabbandata da Denise. Ripeto, l’appeal è decisamente internazionale per un film di assoluto valore. E ricordate che per creare la giusta atmosfera il ritmo lento è spesso indispensabile, in questo caso tutt’altro che soporifero. In conclusione, al netto del finale semplice ma d’impatto, si tratta di un’opera che non è votata solo all’intrattenimento tipico di certi horror, in essa c’è anche qualcosa di più elevato dei brividi.
Curiosità: la residenza – Villa dei Laghi – è immersa nei boschi del Piemonte, precisamente all’interno del Parco Regionale La Mandria.
TRAILER ORIGINALE (FATE VOI)
Solo se non potete resistere… ma in questa occasione non sarò certo io a favorire la vostra insana curiosità. Però se proseguite nella lettura vi farò distrarre dai vostri intenti con un piccolo (breve) omaggio.
UN REGALO VIDEO PER RIMEDIARE ALLE MANCATE VISIONI (S)CONFINANTI, ALTERNATIVE O RANDOM
Se come faccio di solito vi riporto dei titoli “confinanti” qualcuno di voi potrebbe intuire il finale di The Nest prima del tempo. Non che sia particolarmente originale, sia chiaro, ma se l’effetto è quello che conta allora non è il caso anticipare alcunché. Ma per voi tre fortunati che siete arrivati fin qui ho un regalo che non vi descriverò (siate solo curiosi), per poterlo “scartare” avrete bisogno di soli 12 minuti. Commentate l’articolo se il video vi sarà piaciuto o se volete semplicemente minacciarmi di morte, magari per aver scritto di The Nest.
E il tornar mi è dolce in questa casa… ma non è stato mai così pericoloso!
C’è chi vuole bene alla mamma, chi alla casa della mamma e chi a…
Ora che vi siete rilassati posso passare a presentarvi un film delicatissimo, in cui il ritorno alla casa della mamma è dolce e bramato un po’ da tutti, figli e nuovi inquilini inclusi!
MOTHER’S DAY
ANNO: 2010
DURATA: 110 min
GENERE: Thriller
REGIA: Darren Lynn Bousman
SCENEGGIATURA: Scott Milan
PRODUZIONE: Stati Uniti d’America
CAST PRINCIPALE: Deborah Ann Woll, Rebecca De Mornay, Shawn Ashmore, Lisa Marcos, Patrick Flueger, Frank Grillo, Jaime King, Tony Nappo, Warren Kole, Matt O’Lear
TRAMA (GIUSTO IL MINIMO SINDACALE)
Dopo una rapina i tre fratelli Koffin – inseguiti dalla polizia – fuggono verso casa della madre nella speranza che possa aiutarli a scappare dalle autorità. Tra i fratelli la tensione è quasi fuori controllo perché un loro complice è fuggito col bottino e uno di loro è ferito seriamente. Ma i guai non finisco qui perché, una volta giunti a casa, non trovano la loro mammina…
APPROFONDIMENTI E CURIOSITÀ (MENO DEL MINIMO SINDADACALE)
Mother’s Day è un remake omografo di una pellicola ‘rape and revenge’ diretta da Charles Kaufman e licenziata nel 1980 della leggendaria Troma Entertainment. La stessa Troma insieme al suo deus ex machina, idolo assoluto del cinema-off, Lloyd Kaufman sono tra i produttori anche di questo remake. Sotto la direzione di Bousman (Saw II, III e IV) il film abbandona i boschi del 1980 per trasformarsi in una classica ‘home invasion’. Si parte subito con l’acceleratore spinto a tavoletta. Non ci sono preamboli, non ci sono attese. Tutto è super dinamico e con dialoghi semplici e diretti. Lo spettacolo non fa gridare al miracolo per originalità, ma il lavoro svolto dall’intero cast è di assoluto pregio. Non viene fatta alcuna economia sulla violenza mostrata, torture fisiche e psicologiche a go-go. E poi c’è lei, Rebecca De Mornay nel ruolo della madre che attirerà tutte le vostre attenzioni. Una che dirige alla perfezione una piccola orchestra di pazzi furiosi. In buona evidenza anche l’aspetto psicologico e di sottomissione, anch’esso abbastanza classico, tra la genitrice e i figli non propriamente equilibrati. Davvero una bella famigliola che si riunisce “allegramente” sotto lo stesso tetto per un film convincente, a tratti altamente exploitativo (la scena dell’ultimo desiderio del figlio ferito è grandiosa sotto questo punto di vista ma non posso scrivere di più).
Il film “stranamente” non è mai stato distribuito in Italia.
Ora concentratevi, c’è un’ultima nota importante da sapere: attenzione non dovete confondervi con l’abominevole Mother’s Day (e so’ tre!) del 2016 (con Jennifer Aniston, Julia Roberts e Kate Hudson). Errore che per voi potrebbe essere fatale. Altro che torture con l’acqua bollente nelle orecchie. Una distrazione e sarete fregati davvero!
TRAILER ORIGINALE (INGLESE, QUESTO SCONOSCIUTO)
VISIONI (S)CONFINANTI, ALTERNATIVE O RANDOM (SENZA DIRLO AL SINDACATO)
Funny games (1997, Michael Haneke), Funny games (remake shot-for-shot del 2007, Michael Haneke), Cane di paglia (1971, Sam Peckinpah), Black Christmas – Un Natale rosso sangue (1974, Bob Clark), Il giardino delle streghe (1944, Gunther von Fritsch e Robert Wise), Storia di un fantasma (2017, David Lowery), Mother’s day (1980, Charles Kaufman).
“…ora ascoltate. Io vi ho detto di ascoltare! […] Non è la fine del mondo gente, è soltanto la fine del giorno”.
In questo preciso periodo storico, in cui non ci sentiamo al sicuro da nessuna parte, mi fa particolarmente piacere proporre la visione di un film davvero adatto a stimolare la vostra… tranquillità. Quando i mass media e la comunicazione possono diffondere paure e pandemie di varia natura (a volte solo come definizione; e no, non sono un negazionista, anzi…) ci sono io qui a rendere tutto più leggero e rassicurante.
Siete più felici ora? Ricordate: essere curiosi è quasi sempre costruttivo. Buona lettura e, spero, buona visione.
Ah, dimenticavo, visto che vi voglio bene e so che siete dei pigroni nell’articolo vi ho riportato il film completo in italiano. Ma, se volete e potete, cercatelo in lingua originale/sottotitolato per capire alcune sfumature che è stato impossibile riportare in italiano.
…perché è bello vivere al tempo della pandemia.
PONTYPOOL
ANNO: 2008
DURATA: 94 min
GENERE: Thriller, Dramma… quasi Horror, a volte splatter
REGIA: Bruce McDonald
SCENEGGIATURA: Tony Burgess
PRODUZIONE: Canada
CAST PRINCIPALE: Stephen McHattie, Lisa Houle, Georgina Reilly, Hrant Alianak, Rick Roberts, Daniel Fathers, Beatriz Yuste, Tony Burgess
TRAMA (GIUSTO IL MINIMO SINDACALE)
Grant Mazzy (Stephen McHattie) è uno speaker radiofonico a fine carriera. Viene assunto, dopo l’ultimo licenziamento, da un’emittente radiofonica locale della piccola Pontypool in Ontario. Durante una delle sue provocatorie trasmissioni mattutine inizia a ricevere alcune chiamate da ascoltatori allarmati da strani assembramenti di persone in stato catatonico. Grant insieme agli altri che si trovano all’interno della stazione radio inizieranno a indagare su questo strano fenomeno. Ma poco alla volta gli avvenimenti inizieranno a trasformarsi in qualcosa di decisamente più preoccupante.
APPROFONDIMENTI E CURIOSITÀ (MENO DEL MINIMO SINDADACALE)
Pontypool è un film a basso budget ma ad alto tasso di originalità. Un qualcosa che si avvicina al ‘geniale’, aggettivo che comunque è sempre meglio usare con parsimonia.
Di ‘virus-movie’ ne sono stati prodotti fin troppi ma al film in oggetto piace travestirsi da questo genere cinematografico. L’agente patogeno e la cura – in quest’occasione – sono decisamente interessanti, estrosi, profondi e, cosa molto importante, sui generis.
Il regista canadese Bruce McDonald (Hard Core Logo, Sola nella Trappola) riesce con grande mestiere a completare la missione di trasportare lo spettatore, attraverso una bella dose da cavallo di disagi e claustrofobia, verso una progressione di eventi carichi di sani dubbi e di probabili terribili consapevolezze. Ed è questo uno dei tanti punti di forza di Pontypool (Pontypool – Zitto… o muorititolo italiano).
Molto buona la regia e superlativa la fotografia del per me sconosciuto Miroslaw Baszak.
A voi basterà resistere solo a qualche macchia confusionaria della sceneggiatura e ad alcune “divertenti divagazioni” per approdare in una landa in cui si percepisce come la comunicazione (non solo quella generata dai mass media) possa creare distorsioni e danni. Un’ultima specifica: vi aspettano diversi finali, ognuno con una o più interpretazioni; quindi approcciate come si deve ai titoli di coda e al loro corollario.
FILM COMPLETO (SE IL SINDACATO E LA PIRATERIA INFORMATICA VOGLIONO)
https://youtube.com/watch?v=tc4fE_UBoKg
VISIONI (S)CONFINANTI, ALTERNATIVE O RANDOM (SENZA DIRLO AL SINDACATO)
28 giorni dopo (2002, Danny Boyle), L’esercito delle 12 scimmie (1995, Terry Gilliam), Ultimo rifugio: Antartide (1980, Kinji Fukasaku).
Qui di seguito, con un font microscopico per non spargere la voce, due tra i miei film preferiti di sempre:
L’ultimo uomo della terra (1964, Sidney Salkow) e The road (2009, John Hillcoat). Amen.
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