L’anno che è venuto mi ha già cambiato

L’anno che è venuto mi ha già cambiato

E adesso vorrei un abbraccio. Magari quando sorseggio l’ennesimo caffè e sento la mia vita fuori taglia per quello che desidero. L’anno appena andato via mi ha provocato soprattutto questo cambiamento, a me che ho sempre allontanato ogni contatto fisico, un po’ per la paura di sudare ed un po’ per non mostrarmi fragile, perché si sa, quando ci si tocca qualcosa di te casca nell’anima dell’altra persona e lì rimarrà per sempre (a meno che Renzi non decida il contrario). Ora che la distanza fisica è un dogma, io vorrei, ed egoisticamente ne avrei bisogno, di mostrare ai miei affetti stabili tutte le mie paure, tutte le preoccupazioni, tutte le grida del mio cuore che non riesco più ad addormentare, neanche con l’ennesima puntata del Grande Fratello.
Io che pensavo bastassi a me stesso. Ed invece non avevo capito un cazzo. L’altra sera ridevo insieme ai miei amici e per un attimo infinitamente eterno la pandemia sembrava un potente ricordo. Lì ho definitivamente sentito di appartenere nel profondo a quelle quattro anime capaci di rovesciare con un dritto fortissimo qualsiasi mia emozione. Una grande trasformazione per un fesso solitario come me.
Ma non solo bellezza. In questo anno, per certi versi più produttivo dei precedenti, alcune mie speranze hanno subìto grandi perdite. Sotto le bombe di una quotidianità asfissiante e le pause troppo lunghe di un mondo in stand by, ad un certo punto ho temuto di aver smarrito ogni ispirazione. E non nascondo che certe notti è stato complicato affogare le lacrime causate dalla paura di non saper più giocare con le parole. Ho capito, poi, che i sogni sono fatti di carne, che possono essere feriti, ma vanno protetti, anche quando un cazzo andrà tutto bene.
Sono un uomo migliore? Forse no. Ma sento che durante questa pandemia il mio corpo, paradossalmente, si è risvegliato, e per una volta mi è stato chiaro un concetto: nulla è scontato. E sorrido pensando che per imparare ad amare gli abbracci, gli amici ed i miei sogni sia stato necessario un full immersion in me stesso (un anno di solitudine, di noia, film romantici ed ipocondria ai massimi livelli).